Il capitalismo di Stato in URSS - Simone Weil

12/02/11

12/02/11


A vent'anni di distanza dall'implosione dell'URSS, dal crollo del Muro di Berlino e dal disorientamento politico di tutti i partiti parlamentari filosovietici e non, dire che in quella regione, sotto Stalin, c'era un capitalismo di Stato, non fa più tanto clamore. Fino alla fine degli anni Ottanta, invece, si veniva tacciati come "fascisti" o "pagati dalla C.I.A." e, in Italia specialmente, aggrediti fisicamente dalla sinistra parlamentare e dai gruppuscoli extraparlamentari.

Raccogliamo di seguito uno stralcio di un documento pubblico dell'aprile 1933 redatto dalla sindacalista rivoluzionaria Simone Weil (nata a Parigi nel 1909 e morta in Gran Bretagna nel 1943) e sottoscritto anche da Severino "Mathieu" Aldovini e Giovanni "Gandi" Campeggi (usciti tutt'e due dal Partito Comunista d'Italia), Aimé Patri, Jean Prader, Jean Rabaut, Albert Treint.

[...] Noi ci separiamo nettamente dall'ortodossia trotskista [...] Crediamo che sia impossibile considerare lo Stato russo attuale, dove non sussiste, se non sulla carta, nessuna delle forme politiche o economiche del controllo operaio, come uno Stato dei lavoratori incamminati verso l'emancipazione socialista. I lavoratori delle città e delle campagne guidati dal Partito bolscevico [NdA: durante la Rivoluzione d'Ottobre sotto il comando politico di Lenin e degli internazionalisti] hanno cacciato dalle fabbriche e dalla terra i capitalisti e i proprietari fondiari, e hanno spezzato l'apparato statale. [...] il partito bolscevico poteva essere considerato come il gestore dei beni del proletariato, incaricato di preparare il momento in cui il dominio da esso esercitato sarebbe diventato inutile. Ma in realtà il regno necessariamente provvisorio del partito bolscevico è stato seguito dal regno di un erede che non è il proletariato russo, ma la burocrazia di Stato [NdA: qui si riferisce al subentro di Stalin a capo del Partito bolscevico dopo la morte naturale di Lenin avvenuta nel 1924. Ricordiamo che lo stesso Lenin in una sua ultima lettera al Partito mette in guardia i compagni dalla figura di Stalin]. Questa burocrazia si fregia ancora del nome del partito, mentre invece, secondo lo stesso compagno Trotsky [NdA: scappato in Messico e qui ucciso da un sicario di Stalin nel '40], in Russia non esiste più un partito comunista: essa orienta l'URSS non verso la scomparsa ma verso una crescita continua del potere di Stato; subordina i lavoratori ai mezzi materiali del lavoro, cioè al capitale di cui detiene la proprietà privata; dunque non instaura il socialismo, né una marcia verso il socialismo, bensì un regime in cui l'apparato statale nato dalla rivoluzione proletaria, se è vero che non gestisce il potere politico a vantaggio dei proprietari dei mezzi di produzione come nei Paesi capitalisti, possiede in compenso esso stesso questi mezzi di produzione e rappresenta di conseguenza direttamente il dominio dei mezzi del lavoro sul lavoratore.