Parte seconda, parte terza, parte quarta, parte quinta, parte sesta
Il capitalismo è l'attuale sistema di produzione sociale. Come quelli passati (e i prossimi), anche questo sistema produttivo ha una sua storia. In questa serie di riassunti di storia cercheremo di capire dove affondano le radici del capitalismo e come esso si è sviluppato nei primi secoli di vita.
Il feudalesimo rappresenta il punto di partenza della nostra storia perché, come vedremo, in esso si trova l'embrione del capitalismo. Le caratteristiche essenziali della società feudale, il cui cuore era l'Europa Occidentale, sono:
Il capitalismo è l'attuale sistema di produzione sociale. Come quelli passati (e i prossimi), anche questo sistema produttivo ha una sua storia. In questa serie di riassunti di storia cercheremo di capire dove affondano le radici del capitalismo e come esso si è sviluppato nei primi secoli di vita.
Il feudalesimo rappresenta il punto di partenza della nostra storia perché, come vedremo, in esso si trova l'embrione del capitalismo. Le caratteristiche essenziali della società feudale, il cui cuore era l'Europa Occidentale, sono:
- piccola produzione
- proprietà privata dei mezzi di produzione nelle mani dei lavoratori (contadini e artigiani)
- consumo personale che appagava i bisogni del produttore, della sua famiglia e, a volte, del signore feudale
- assenza di scambio (quindi i prodotti non avevano il carattere di merce)
Solo quando si arrivò a ottenere un'eccedenza dei prodotti questi divennero merce. Nasceva così la produzione per lo scambio, ma era uno scambio limitato, in un mercato limitato con isolamento locale verso l'esterno e unione locale all'interno: si crearono così le corporazioni (nella città) e le marche (in campagna).
Tra il X e il XIII secolo il feudalesimo raggiunse il suo apice, ed è proprio in questi secoli che fece la sua comparsa una nuova classe sociale: la borghesia. Essa nacque nelle città tra il X e il XI secolo in quella che gli storici chiamano "rivoluzione dell'anno Mille" (o "rinascita dell'anno Mille"). L'impulso decisivo di questa rivoluzione venne dall'agricoltura, e non poteva essere altrimenti, visto che l'economia feudale era essenzialmente agricola.
Questo evento fu possibile grazie ad una serie di fattori favorevoli combinati tra loro:
- miglioramento climatico tra i secoli VIII e XII con innalzamento della temperatura media (coltivazioni di vite addirittura in Inghilterra e Norvegia)
- estensione delle aree coltivabili (con bonifiche e disboscamenti)
- aumento della produttività agricola grazie ad innovazioni tecniche (mulino ad acqua, aratro pesante, giogo frontale, rotazione triennale dei campi, coltivazione del baco e lavorazione della seta, ecc.)
Demografia e urbanesimo
L'aumento della produzione agricola favorì anche il commercio e l'incremento demografico. Questi due fattori, a loro volta, resero possibili ulteriori aumenti della produzione delle campagne e favorirono l'avvio delle migrazioni dai feudi alle città da parte sia dei servi della gleba, che dei figli cadetti di molti signori, e dei cortigiani.
Allo stesso modo, l'azione disgregatrice del commercio e del denaro sulla società feudale fu favorita dall'inefficiente e debole capacità produttiva del vecchio sistema feudale, che si era rivelato inadeguato anche a garantire alle classi dominanti i redditi di cui necessitavano per il loro parassitismo. La lotta tra signori e servi veniva quindi accentuata dai tentativi di estorcere con la forza il pluslavoro (forza lavoro non retribuita; lavoro eccedente, quindi, da quanto corrisposto col salario). L'unica arma difensiva in mano ai servi era quella della fuga dai feudi.
Queste migrazioni portarono le vecchie e piccole città ad ingrandirsi al di fuori delle mura: nacquero nuovi quartieri di mercanti, artigiani e professionisti (i primi esponenti della borghesia). Vennero anche fondate nuove città.
L'accelerato sviluppo economico permise, inoltre, almeno in una prima fase, l'aumento delle rendite nobiliari e quindi l'intensificazione dei traffici commerciali, in particolare dei generi di lusso. Ma gli stessi nobili, abbagliati dal denaro e dal suo potere e non pratici di inflazione, commisero a volte l'errore di trasformare in denaro le rendite in natura estorte ai contadini: quando i prezzi delle merci cominciarono a salire grazie allo sviluppo economico, si ritrovarono ben presto con i loro redditi monetari decurtati in termini reali. Ciò favorì in molti casi gli stessi contadini che poterono talvolta emanciparsi a buon mercato dai vincoli feudali: cominciò così a formarsi in certe regioni uno strato di piccoli contadini proprietari del loro appezzamento terriero.
Lo sviluppo economico si riflesse visivamente anche nella costruzione di chiese, abbazie, conventi e cattedrali di ogni tipo e splendore artistico e tecnico: solo in Francia furono costruite nel corso del XI secolo più di 1000 chiese e altre 500 nel secolo successivo.
Nuove industrie e innovazioni
Il moltiplicarsi di città, palazzi, chiese e castelli determinò un forte incremento dell'attività edilizia (è verosimile che l'antica massoneria sia sorta in questi secoli) e quindi dell'attività di cavatori di pietra, muratori, fabbri, scalpellini, falegnami, vetrai e carpentieri. È di questo periodo l'introduzione di un attrezzo tanto modesto quanto importante: la carriola. Notevole fu anche lo sviluppo dell'attività mineraria: di particolare importanza le miniere d'argento che permisero il conio delle monete rese necessarie dallo sviluppo dei commerci.
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Piazzaforte assediata e macchine ossidionali (XI-XIII secolo) [Teliakofflky, Atlante, Tav. 1] |
Un'altra attività rilevante ebbe corso in Inghilterra nel XII secolo: l'estrazione e l'utilizzo del carbone che permetterà nei secoli successivi di sostituire la legna (quando comincerà a scarseggiare) e darà il via all'industria siderurgica. Altro ruolo decisivo per l'ascesa della borghesia lo giocherà l'industria della carta, avviata a Fabriano nel secolo XIII: la combinazione con la stampa a caratteri mobili produrrà conseguenze dirompenti come la riforma protestante di Martin Luther (1483-1546) o la rivoluzione scientifica e filosofica del Cinquecento e Seicento.
Anche altri settori industriali furono caratterizzati da importanti scoperte e innovazioni: il mulino ad acqua, come già visto in un articolo precedente, venne applicato anche alle lavorazioni tessili, siderurgiche, del legno e della carta. Vennero introdotti il mulino a vento, il telaio verticale, il filatoio a ruota, le lenti e gli occhiali, orologi a torre e meccanici, le chiuse per i canali.
In campo militare, invece, apparvero la balestra, le macchine da guerra come le catapulte ma, soprattutto, verso il Trecento, la polvere da sparo e le armi da fuoco.
Nella navigazione e nel commercio marittimo furono decisivi l'introduzione della bussola, l'uso del timone di poppa, la scrittura delle carte nautiche (che insieme alla nave a vela oceanica del XV secolo renderanno possibili le grandi scoperte geografiche). Le costruzioni navali imposte in sempre maggiore misura dallo sviluppo dei traffici commerciali, daranno origine alle prime grandi manifatture e alle maggiori concentrazioni di lavoratori salariati dell'epoca: basti pensare, ad esempio, all'Arsenale di Venezia che occupava svariate migliaia di persone.
In campo monetario i progressi furono decisivi per le sorti del commercio: ogni città coniava le proprie monete, in genere d'argento, che conobbero tuttavia una vita spesso breve e stentata: almeno fino al conio da parte delle più importanti città italiane (Firenze e Venezia in primo luogo) delle prime monete d'oro. L'aumento degli scambi, insieme a evidenti ragioni di sicurezza, imposero ben presto di ricorrere a mezzi di pagamento alternativi come le lettere di credito, gli assegni e le cambiali. Di fondamentale importanza, ai fini della centralizzazione dei capitali, fu la trasformazione di grandi mercanti in banchieri e quindi la nascita delle prime banche; apparvero poi le prime società, i primi servizi postali, le prime forme assicurative, e le prime tecniche contabili, rese possibili peraltro dall'introduzione dei numeri arabi.
Per capire meglio l'incremento dello sviluppo delle tecnologie produttive, basti prendere come riferimento il millennio tra il 500 e.V. e il 1500 e.V.: tra il V e il IX secolo troviamo 6-8 innovazioni per secolo, mentre il X secolo balza a 20, l'XI a 26, il XII a 32, il XIII a 45 per poi calare a 32 nel successivo (probabilmente per la crisi del XIV secolo).
Purgatorio per la nascente borghesia
Tra i fattori che favorirono la ripresa economica di questo periodo va ricordato anche il dilagare, dopo le grandi paure superstiziose del millenarismo legate al temuto passaggio dell'anno Mille, di un nuovo clima di ottimismo.
Dal canto suo la Chiesa cattolica dimostrò abilità nell'aderire al nuovo clima sociale dando spazio a posizioni che riconoscevano l'importanza e la dignità del lavoro manuale, fino ad allora ritenuto disdicevole. Ma la Chiesa riuscì anche a risolvere il grave problema rappresentato dall'emergere di questa nuova classe sociale, la borghesia, che comprendeva molti ricchi mercanti ed usurai, i quali in base ai precetti vigenti della morale cattolica erano destinati all'inferno come tutti coloro che maneggiavano denaro, chiamato "lo sterco del diavolo".
Tale condanna senza appello e senza speranza rischiava di provocare alla Chiesa seri danni, come dimostrano anche la diffusione di ideologie e movimenti ereticali in regioni a forte vocazione mercantile: ricordiamo a tal proposito lo sviluppo a Milano della pattaria, movimento eretico nato nel quartiere dei cenciaioli, chiamati i pattari; così come anche quello dei catari, che dilagò dall'Italia settentrionale alla Francia meridionale: qui venivano chiamati albigesi (dalla città di Alby che era la loro roccaforte). Protetti da molti signori del Sud della Francia, finirono massacrati dai nobili del Nord chiamati dalla Chiesa cattolica. Del resto se la Chiesa era il baluardo della società feudale, le nuove classi sociali emergenti che, per difendere i loro interessi dovevano lottare contro le classi feudali dominanti, facilmente venivano attratte dalle nuove religioni e da tutte le eresie che si opponevano alla Chiesa cattolica.
Senza voler banalizzare o stabilire ad ogni costo nessi causali, c'è comunque un dato di fatto storicamente inoppugnabile: proprio in quel periodo venne aggiunto, ai luoghi canonici di godimento (paradiso) e di pena eterna (inferno), il purgatorio, la cui essenza era fino ad allora ignorata, dato che le sacre scritture non si sbilanciano al riguardo. Jacques Le Goff, forse il massimo storico medievalista, nel suo libro La nascita del Purgatorio, 1982, tratteggia il complesso quadro religioso in cui matura la nascita del purgatorio, e sottolinea poi una delle implicazioni più significative: "Ho illustrato altrove come [...] nel corso del secolo XIII l'usuraio, a certe condizioni, sarà strappato dall'Inferno e salvato dal e attraverso il Purgatorio. Ho anche avanzato l'ipotesi provocatoria che il Purgatorio, permettendo la salvezza dell'usuraio, abbia contribuito alla nascita del capitalismo".
L'invenzione del purgatorio, cioè un tipo di condanna non eterna e riscattabile ad opera dei parenti o degli amici del morto, offriva infatti un duplice vantaggio: dava una speranza al crescente numero di usurai e mercanti cattolici e nel contempo apriva la via al lucroso commercio delle indulgenze (la salvezza eterna non poteva certo essere gratuita...). Ne uscirà un vero e proprio mercato che, inserendosi nel filone dei pellegrinaggi verso i grandi santuari e luoghi di culto, si svilupperà in modo esponenziale soprattutto a partire dal primo Giubileo, proclamato da Bonifacio VIII nel 1300. Dall'alto della sua infinita generosità, la Chiesa cattolica concedeva un bene squisitamente etereo, spirituale e sostanzialmente impagabile come la salvezza eterna, "accontentandosi" di ottenere in cambio del lurido e maledetto denaro, indispensabile peraltro a finanziare fatti duramente materiali come le guerre del Papato.
I cambiamenti culturali
Non dobbiamo infine trascurare neppure i fondamentali riflessi culturali di questa rivoluzione: uno dei più importanti è che viene ignorato o addirittura messo in discussione il dominio assoluto della teologia, peraltro già intaccato dai movimenti ereticali e dalla scarsa credibilità di molta parte della gerarchia cattolica.
Anche altri settori industriali furono caratterizzati da importanti scoperte e innovazioni: il mulino ad acqua, come già visto in un articolo precedente, venne applicato anche alle lavorazioni tessili, siderurgiche, del legno e della carta. Vennero introdotti il mulino a vento, il telaio verticale, il filatoio a ruota, le lenti e gli occhiali, orologi a torre e meccanici, le chiuse per i canali.
In campo militare, invece, apparvero la balestra, le macchine da guerra come le catapulte ma, soprattutto, verso il Trecento, la polvere da sparo e le armi da fuoco.
Nella navigazione e nel commercio marittimo furono decisivi l'introduzione della bussola, l'uso del timone di poppa, la scrittura delle carte nautiche (che insieme alla nave a vela oceanica del XV secolo renderanno possibili le grandi scoperte geografiche). Le costruzioni navali imposte in sempre maggiore misura dallo sviluppo dei traffici commerciali, daranno origine alle prime grandi manifatture e alle maggiori concentrazioni di lavoratori salariati dell'epoca: basti pensare, ad esempio, all'Arsenale di Venezia che occupava svariate migliaia di persone.
In campo monetario i progressi furono decisivi per le sorti del commercio: ogni città coniava le proprie monete, in genere d'argento, che conobbero tuttavia una vita spesso breve e stentata: almeno fino al conio da parte delle più importanti città italiane (Firenze e Venezia in primo luogo) delle prime monete d'oro. L'aumento degli scambi, insieme a evidenti ragioni di sicurezza, imposero ben presto di ricorrere a mezzi di pagamento alternativi come le lettere di credito, gli assegni e le cambiali. Di fondamentale importanza, ai fini della centralizzazione dei capitali, fu la trasformazione di grandi mercanti in banchieri e quindi la nascita delle prime banche; apparvero poi le prime società, i primi servizi postali, le prime forme assicurative, e le prime tecniche contabili, rese possibili peraltro dall'introduzione dei numeri arabi.
Per capire meglio l'incremento dello sviluppo delle tecnologie produttive, basti prendere come riferimento il millennio tra il 500 e.V. e il 1500 e.V.: tra il V e il IX secolo troviamo 6-8 innovazioni per secolo, mentre il X secolo balza a 20, l'XI a 26, il XII a 32, il XIII a 45 per poi calare a 32 nel successivo (probabilmente per la crisi del XIV secolo).
Purgatorio per la nascente borghesia
Tra i fattori che favorirono la ripresa economica di questo periodo va ricordato anche il dilagare, dopo le grandi paure superstiziose del millenarismo legate al temuto passaggio dell'anno Mille, di un nuovo clima di ottimismo.
Dal canto suo la Chiesa cattolica dimostrò abilità nell'aderire al nuovo clima sociale dando spazio a posizioni che riconoscevano l'importanza e la dignità del lavoro manuale, fino ad allora ritenuto disdicevole. Ma la Chiesa riuscì anche a risolvere il grave problema rappresentato dall'emergere di questa nuova classe sociale, la borghesia, che comprendeva molti ricchi mercanti ed usurai, i quali in base ai precetti vigenti della morale cattolica erano destinati all'inferno come tutti coloro che maneggiavano denaro, chiamato "lo sterco del diavolo".
Tale condanna senza appello e senza speranza rischiava di provocare alla Chiesa seri danni, come dimostrano anche la diffusione di ideologie e movimenti ereticali in regioni a forte vocazione mercantile: ricordiamo a tal proposito lo sviluppo a Milano della pattaria, movimento eretico nato nel quartiere dei cenciaioli, chiamati i pattari; così come anche quello dei catari, che dilagò dall'Italia settentrionale alla Francia meridionale: qui venivano chiamati albigesi (dalla città di Alby che era la loro roccaforte). Protetti da molti signori del Sud della Francia, finirono massacrati dai nobili del Nord chiamati dalla Chiesa cattolica. Del resto se la Chiesa era il baluardo della società feudale, le nuove classi sociali emergenti che, per difendere i loro interessi dovevano lottare contro le classi feudali dominanti, facilmente venivano attratte dalle nuove religioni e da tutte le eresie che si opponevano alla Chiesa cattolica.
Senza voler banalizzare o stabilire ad ogni costo nessi causali, c'è comunque un dato di fatto storicamente inoppugnabile: proprio in quel periodo venne aggiunto, ai luoghi canonici di godimento (paradiso) e di pena eterna (inferno), il purgatorio, la cui essenza era fino ad allora ignorata, dato che le sacre scritture non si sbilanciano al riguardo. Jacques Le Goff, forse il massimo storico medievalista, nel suo libro La nascita del Purgatorio, 1982, tratteggia il complesso quadro religioso in cui matura la nascita del purgatorio, e sottolinea poi una delle implicazioni più significative: "Ho illustrato altrove come [...] nel corso del secolo XIII l'usuraio, a certe condizioni, sarà strappato dall'Inferno e salvato dal e attraverso il Purgatorio. Ho anche avanzato l'ipotesi provocatoria che il Purgatorio, permettendo la salvezza dell'usuraio, abbia contribuito alla nascita del capitalismo".
L'invenzione del purgatorio, cioè un tipo di condanna non eterna e riscattabile ad opera dei parenti o degli amici del morto, offriva infatti un duplice vantaggio: dava una speranza al crescente numero di usurai e mercanti cattolici e nel contempo apriva la via al lucroso commercio delle indulgenze (la salvezza eterna non poteva certo essere gratuita...). Ne uscirà un vero e proprio mercato che, inserendosi nel filone dei pellegrinaggi verso i grandi santuari e luoghi di culto, si svilupperà in modo esponenziale soprattutto a partire dal primo Giubileo, proclamato da Bonifacio VIII nel 1300. Dall'alto della sua infinita generosità, la Chiesa cattolica concedeva un bene squisitamente etereo, spirituale e sostanzialmente impagabile come la salvezza eterna, "accontentandosi" di ottenere in cambio del lurido e maledetto denaro, indispensabile peraltro a finanziare fatti duramente materiali come le guerre del Papato.
I cambiamenti culturali
Non dobbiamo infine trascurare neppure i fondamentali riflessi culturali di questa rivoluzione: uno dei più importanti è che viene ignorato o addirittura messo in discussione il dominio assoluto della teologia, peraltro già intaccato dai movimenti ereticali e dalla scarsa credibilità di molta parte della gerarchia cattolica.
Compaiono inoltre nuove discipline che fanno riferimento alla razionalità ed il cui sviluppo è indotto dai fatti materiali che segnano la nuova era: l'architettura, la matematica (arricchita dal formidabile contributo giunto da Oriente nella forma dei numeri arabi e dell'algebra), la fisica, l'astronomia, la filosofia, la storia. Ma questa è anche l'epoca in cui nascono le prime università (tra cui quelle di Praga, Bologna, Parigi), riprende vigore e slancio la poesia (basti pensare a Dante Alighieri e alla sua magnificente opera Divina Commedia scritta nel primo ventennio del Trecento), e cominciano ad apparire nuove concezioni relative al mondo, alla natura e alla società; senza dimenticare il ruolo fondamentale che lo sviluppo delle letterature nazionali ebbe sulla nascita delle lingue nazionali e quindi degli Stati. Si andava preparando il terreno per l'Umanesimo e per il Rinascimento.
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Mappa dell'Europa nell'anno Mille e nel Trecento (Fonte: Euratlas) |
Un contributo rilevante a questa fase di sviluppo venne anche dalla politica: da un lato la fine delle invasioni ridiede fiato ai traffici, e dall'altro la debolezza dell'Impero, aggravata dai contrasti con il Papato (in particolare nella lotta per le investiture dei secoli XI e XII), favorì quel frazionamento politico dell'Europa, cui aveva senza dubbio contribuito anche la particolare e tormentata conformazione fisica del nostro continente. Ne derivò l'impossibilità di un dominio di tipo assoluto e centralizzato come quello che caratterizzava i grandi imperi dell'epoca, da quello bizantino a quello cinese.
La spiegazione di tale impossibilità di un grande impero europeo (che proveranno a creare, ad esempio, anche Napoleone e Hitler e, con le dovute proporzioni e differenze, l'Unione Europea odierna) sta anche nella debolezza economico-sociale dell'Europa stessa; all'epoca infatti era certamente una delle regioni più arretrate del mondo, oltre che essere, da un punto di vista territoriale, una penisola dell'enorme continente asiatico. Scrive un altro storico francese, Fernand Braudel (1902-1985), ne Il mondo attuale, 1970: "[...] la povera Europa non poteva allora sostenere il peso di grandi stati, che, appena edificati, crollavano o si deterioravano. [...] Il feudalesimo costruì l'Europa. [...] In pratica, l'Europa [...] si costituì come un mondo diviso in compartimenti, dove soltanto la piccola regione e la patria ristretta avevano importanza".
Braudel individua nella "libertà" la parola chiave della storia europea di quei secoli e di quelli successivi, segnalando per esempio il ruolo fondamentale del lungo processo di liberazione dei contadini dai vincoli feudali. E proprio la libertà diventa la parola d'ordine del fenomeno più importante per l'affermazione della nuova classe borghese che andava emergendo: quella rivoluzione urbana, per dirla con Carlo Maria Cipolla (1922-2000, medievalista dall'eccezionale penna), che proprio la debolezza dell'impero e del feudalesimo europeo renderà possibile.