Primo Maggio: Dichiarazione di Albert Parsons, martire di Chicago

28/04/10

28/04/10


Prima parte, seconda parte, terza parte

Dopo la strage di Haymarket vengono processati Albert Parsons (39 anni), August Spies (31 anni), Samuel Fielden (40 anni), Oscar Neebe (40 anni), Michael Schwab (33 anni), Adolph Fischer (30 anni), George Engel (50 anni) e Louis Lingg (22 anni). Vengono tutti condannati a morte, ma a Neebe vengono poi dati 15 anni di carcere, a Fielden e Schwab l'ergastolo e Lingg muore suicida due giorni prima dell'esecuzione.

L'11 novembre 1887 vengono impiccati Parsons, Spies, Fischer ed Engel.

Quella che segue è la parte più significativa della dichiarazione, durante il processo, di Albert Parsons. È la fiera e dignitosa reazione di un uomo trentanovenne innocente che sente il puzzo del patibolo ancora prima della sentenza.

Il vostro verdetto è un verdetto di passione, generato dalla passione, alimentato dalla passione. Che cos'è la passione? È la sospensione della ragione, degli elementi di discernimento e di giustizia necessari per arrivare alla conoscenza della verità. Voi non potete negare che il vostro giudizio è il risultato della odiosa campagna della stampa borghese, dei capitalisti, degli sfruttatori del lavoro salariato. [...]

Negli ultimi vent'anni la mia vita si è completamente identificata con il movimento operaio americano di cui sono parte attiva. La conoscenza che ho di questo movimento deriva dall'esperienza e dallo studio attento che ho dedicato al problema. [...]


Secondo le ultime statistiche, ci sono negli Stati Uniti 16.200.000 operai. Sono questi che con il loro lavoro creano tutta la ricchezza del paese. [...] L'operaio è colui che lavora per un salario e il cui unico mezzo di sussistenza è la vendita della propria forza quotidiana, ora per ora, giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese, anno per anno. [...] Questa classe di persone - la classe operaia -, che compie da sola tutto il lavoro utile e produttivo di questo paese, è alla mercede e alla mercè della classe proprietaria. Come operaio ho condiviso quelle che mi appaiono le giuste rivendicazioni della classe operaia; ho difeso il suo diritto alla libertà, il suo diritto di disporre del proprio lavoro e dei suoi frutti. [...]

Che cos'è il socialismo? Che cos'è l'anarchismo? Si tratta in breve del diritto di chi lavora all'uso libero e uguale dei mezzi di produzione, del diritto dei produttori al loro prodotto. Il socialismo è questo: la storia dell'umanità è una storia di progresso, fatta di evoluzione e di rivoluzioni. [...]

Io sono socialista, e benché sia anch'io uno schiavo salariato, sono tra quelli che considerano sbagliato, nei miei confronti e del mio prossimo, e ingiusto verso i miei compagni, che io, schiavo salariato, riesca a fuggire dalla mia condizione diventando a mia volta un padrone e un proprietario di schiavi. Non voglio farlo; non voglio essere né l'uno né l'altro. Se nella mia vita avessi scelto un'altra strada, oggi potrei passeggiare nei viali della città di Chicago. [...] Ma ho scelto la mia strada, e oggi sto qui sul patibolo. Questo è il mio delitto. Sono stato infedele e traditore verso le infamie dell'odierna società capitalistica. Se per voi questo è un delitto, confesso di essere colpevole.

Cari lettori, ogni tanto fermatevi e pensate al vostro lavoretto, alle vostre 8 ore quotidiane. Fermatevi e pensate che le vostre 8 ore non vi sono state concesse da nessuno, ma esse sono state guadagnate da milioni di uomini, di lavoratori, che hanno impegnato tutta la loro vita, talvolta lunga, talvolta breve, per l'emancipazione della nostra classe. Uomini che tutt'ora, in ogni zona del pianeta tengono alta la bandiera dei lavoratori: dal Kenya alla Colombia, dall'Iran a Taiwan, dalla Turchia alla Cina, passando per i Paesi opulenti come il nostro.

Ogni tanto, fermatevi e prendete esempio da questi Uomini. E lottate con coscienza.