La Rivoluzione d'Ottobre: febbraio 1917

30/10/11

30/10/11


Prima parte, seconda parte, quarta parte

La crisi alimentare sta gettando sempre più la popolazione nella miseria e la monarchia è impotente di fronte ai problemi in cui lei stessa ha gettato la Russia. Nel gennaio del 1917 l'esercito è demoralizzato viste le centinaia di migliaia di morti e feriti al fronte, un nemico che non cede e la povertà portata dalla guerra tra la popolazione civile.

Come abbiamo visto, la borghesia tenta un colpo di Stato nel dicembre del 1916 assassinando Rasputin, fido consigliere della moglie dello zar. L'obiettivo non è quello di abbattere la monarchia, ma far capire allo stesso zar che la cosa migliore per il Paese è l'unione tra la classe dei capitalisti e la casa monarchica.

Il 1917 si apre con un grande sciopero di massa, organizzato dal POSDR e da altri socialdemocratici, che vede sfilare il 5 gennaio circa 200 mila operai per le vie di Pietrogrado, capitale dell'impero. Il 22 gennaio, anniversario della "Domenica di sangue" del 1905, si hanno grandi manifestazioni contro la guerra in tutto il Paese.


Mentre il corteo del gruppo operaio del Comitato di mobilitazione industriale sfila sotto il Palazzo di Tauride chiedendo la costituzione di un governo provvisorio, il Comitato bolscevico ammonisce che "amare delusioni attendono gli ingenui che ancora sperano di ottenere qualcosa facendo sfilare un corteo davanti alla Duma, sotto le finestre dei palazzi dello zar e delle classi dominanti" e prepara uno sciopero di protesta per il 10 febbraio, che avrà però pochi sostenitori anche per via del contrasto da parte dei menscevichi.

L'8 febbraio scioperano i lavoratori della Kolpinskij ed il 18 quelli delle officine Putilov, oltre a scioperi parziali avvenuti a Mosca ed in altre città.

È il 23 febbraio, "Giornata internazionale della donna operaia", ed i cortei vedono 130 mila persone sfilare chiedendo la fine della guerra e della fame. Gli scontri con la polizia convincono il governo a sostituirla con l'esercito, ma molti soldati passano dalla parte dei lavoratori, lasciando così la polizia zarista quasi da sola a sedare la rivolta. Il 24 febbraio c'erano 200 mila lavoratori nelle piazze di Russia ed il 25 arrivavano a 250 mila nella sola Pietrogrado. Domenica 26 il governo manda in campo l'esercito che spara sulla folla. Il reggimento Pavlovskij è il primo che rifiuta gli ordini e difende gli operai dai fucili di altri reggimenti. Un atto eroico che termina con il disarmo del reggimento. Il mattino dopo, tuttavia, il reggimento Volynskij assalta le caserme, convince i soldati a passare dalla parte dei lavoratori e sequestra gli arsenali. I militari che passano dalla parte degli operai sono 6 mila il 26 febbraio, 70 mila il giorno dopo, 127 mila il 28 febbraio e 170 mila il primo marzo.

Operai delle officine Putilov in corteo

È la rivoluzione. Basti pensare che i lavoratori avevano in mano tutta Pietrogrado ad eccezione del Palazzo d'Inverno, dell'ammiragliato e di una fortezza. Gli scontri continuano lasciando sulle strade morti e feriti colpiti dalla polizia nascosta sui tetti ed asserragliata dietro alle finestre degli edifici.

Il governo aveva già perso il controllo della situazione ed ogni tentativo da parte della borghesia di convincere lo zar ad accettare alcune condizioni e concedere una Costituzione si era rivelato vano. L'ultimo passo fatto dagli ottobristi (grande borghesia e parte della nobiltà) fu quello di mettersi alla testa del corteo del 27 febbraio (385 mila manifestanti in tutto il Paese), in cammino verso la Duma per prendere il potere, e chiedere a Michail Romanov, fratello dello zar, di sedersi al trono per soffocare la rivoluzione. I cadetti, invece (costituiti da borghesi democratici), chiedevano le elezioni e la Costituzione. Michail Romanov rifiuta e così agli ottobristi non rimane altro che sostenere il comitato provvisorio di Michail Vladimirovic Rodzjanko, già capo della Duma di Stato dal 1911. Viene creato un governo provvisorio borghese con a capo il principe cadetto Georgij Evgen'evic L'vov ed al ministero della Giustizia il socialista rivoluzionario Aleksandr Fëdorovic Kerenskij.

Parallelamente al governo provvisorio della borghesia, prende il potere anche il Soviet dei deputati operai di Pietrogrado.

Viene convocata una riunione del Soviet nel Palazzo di Tauride a cui partecipano, tra gli altri, Aleksandr Fëdorovic Kerenskij e Aleksandr Šljapnikov (socialisti rivoluzionari), Vjaceslav Michajlovic Molotov e Josif Stalin (all'epoca bolscevichi), Aleksandr Aleksandrovic Bogdanov (menscevico). I bolscevichi erano in minoranza e la lotta politica con il resto dell'assemblea era forte: i primi sostenevano che all'interno del Soviet dovessero entrare anche rappresentanti dei soldati, mentre gli altri ribattevano che i soldati venivano spesso cambiati e che erano contadini, quindi la presenza di piccolo-borghesi avrebbe "inquinato" il Soviet. La posizione dei bolscevichi vince su quella dei difensivisti e si decide di far entrare un delegato di ogni compagnia dell'esercito (un rapporto però spropositato rispetto ai delegati dei lavoratori che erano uno ogni mille).

All'interno del soviet si delineavano sempre più i due schieramenti: da una parte i bolscevichi che portavano la linea rivoluzionaria secondo cui bisognava immediatamente cessare la guerra, confiscare le terre e portare l'orario di lavoro al 8 ore, e dall'altra il gruppo filo-borghese dei socialisti e menscevichi che riconosceva la borghesia come vincitrice della rivoluzione e che non accettava le parole d'ordine dei rivoluzionari.

Ogni partito politico aveva un atteggiamento ostile nei confronti dei bolscevichi, ma nonostante questo il Comitato di Pietrogrado lavorava assiduamente verso la rivoluzione proletaria. Il 22 marzo viene formata anche l'organizzazione militare del Comitato e ad aprile nasce il suo giornale Soldatskaja Pravda.


Lenin e le Tesi di aprile

Arriva il giorno in cui anche un rivoluzionario bolscevico come Lev Borisovic Kamenev sbaglia. Egli pubblica articoli sulla Pravda in cui, anziché definire ed attaccare il governo provvisorio L'vov come quello che era, ossia controrivoluzionario, offriva ad esso un sostanziale appoggio politico. Questa linea fa letteralmente infuriare Lenin che fino al 3 aprile era rimasto in Svizzera per sfuggire agli arresti in quanto rivoluzionario. Quando Lenin arriva in una stazione di frontiera gli va incontro proprio Kamenev, il quale riceve queste parole: "Che cazzo avete scritto sulla Pravda?!? Siamo arrabbiatissimi con voi!"

Arrivato alla stazione di Pietrogrado viene ben accolto da alcuni rappresentanti di governo e dai menscevichi che gli offrivano collaborazione in nome della "democrazia rivoluzionaria" (proprio come voleva Stalin), ma tira dritto, sale su un carroarmato e davanti alla folla esclama queste parole: "Saluto in voi l'avanguardia dell'esercito proletario mondiale. Questa guerra di brigantaggio imperialista è l'inizio della guerra civile in tutta Europa. L'alba della rivoluzione socialista mondiale è già sorta. La Rivoluzione fatta da voi ha segnato il principio, una nuova epoca si è aperta: viva la Rivoluzione socialista mondiale!". Tutti gli astanti rimasero attoniti, compresi i pretesi capi della Rivoluzione, e nulla dissero per controbattere quelle parole.

La sera stessa del 3 aprile Lenin parla in un'assemblea di bolscevichi ed elenca dieci punti, qui riassunti, che prendono il nome di "Tesi di aprile":
  1. c'è un conflitto imperialista in corso ed i proletari insieme ai contadini possono solo partecipare ad una guerra rivoluzionaria
  2. la Rivoluzione di febbraio, che vede il potere entrare temporaneamente nelle mani della borghesia, è solo una prima fase della Rivoluzione proletaria
  3. il proletariato non deve appoggiare il governo provvisorio e deve denunciarne la politica
  4. i Soviet dei deputati operai sono l'unica forma possibile di governo rivoluzionario
  5. ad una repubblica parlamentare deve sostituirsi una repubblica dei Soviet in cui vengono soppressi polizia ed esercito. I funzionari (eleggibili e revocabili in qualsiasi momento) non possono avere uno stipendio superiore a quello di un salario medio di un operaio
  6. bisogna confiscare immediatamente le grandi proprietà fondiarie e nazionalizzare tutte le terre mettendole a disposizione dei Soviet
  7. tutte le banche devono fondersi in un'unica banca sotto la direzione dei Soviet
  8. non stiamo instaurando il socialismo, ma passando il controllo della produzione sociale nelle mani del proletariato e dei contadini
  9. dobbiamo indire subito il Congresso del Partito, modificarne il programma e cambiargli nome in "Partito Comunista"
  10. dobbiamo creare una nuova Internazionale dei lavoratori e prendere le distanze dai centristi e dagli sciovinisti

Lenin mentre espone le Tesi di aprile

Nonostante i chiarimenti dello stesso Lenin, alcuni componenti del Partito fraintendono le Tesi come fossero un appello all'immediata realizzazione del socialismo e ci furono anche dei dissensi interni ai bolscevichi (uno di questi era proprio Kamenev).


Verso la Rivoluzione d'Ottobre

Il 19 aprile il ministro degli Esteri diffonde un volantino in cui scrive che tutto il popolo stava appoggiando la guerra e che essa sarebbe terminata solo con la vittoria della Russia. Operai e contadini sollevarono proteste ed il giorno dopo ci furono scontri in piazza tra i lavoratori ed i borghesi dei quartieri residenziali di Pietrogrado affiancati dalla polizia. Il 21 aprile aumentano i cortei di protesta dopo una seconda nota del ministero che cambiava nella forma ma non nella sostanza.

Quando il generale Lavr Georgievic Kornilov ordina ai suoi uomini di caricare la folla dei manifestanti, però, essi si oppongono. I Soviet ristabiliscono l'ordine pubblico e dichiarano chiuso l'incidente creatosi sulle note ministeriali.

Scrive Lenin il 23 aprile: "La lezione è chiara, compagni operai! Il tempo non aspetta. Alla prima crisi altre ne seguiranno. Dedicate tutte le vostre forse a educare gli elementi arretrati, ad avvicinarvi in massa, da compagni, attraverso contatti diretti (e non solo nei comizi), a ogni reggimento, a ogni gruppo della popolazione lavoratrice che non vede ancora chiaro".