Nazismo e gomma sintetica

16/07/12

16/07/12


La traduzione della scoperta scientifica in produzione richiede grandi investimenti ventennali, trentennali o anche semisecolari, e le grandi compagnie che li intraprendono pianificano su queste dimensioni temporali, e non scelgono solo sui segnali di breve periodo che i prezzi di mercato inviano.

È la dimensione del capitale fisso che spinge i gruppi industriali-finanziari mondiali anche a cercare accordi con i concorrenti (vedi la Standard Oil di Rockefeller), ma nemmeno piani e intese di cartello sfuggono alla regolarità della crisi e del caos capitalistico.

Nella fase imperialista del capitalismo, la scienza, in quanto proprietà del capitale, è subordinata alle relazioni di pace e di guerra delle grandi potenze.


Accordi internazionali tra Germania e USA

Nel marzo del 1926 Frank Howard, rappresentante dell'americana Standard Oil, andò a vedere gli impianti della I. G. Farben a Ludwigshafen, in Renania. Per lui fu uno shock e scrisse a Walter Clark Teagle, presidente della sua compagnia, che la sintesi della benzina era una minaccia per il mercato del petrolio. La Standard Oil optò per la ricerca di un accordo in alternativa ad una guerra distruttiva sui prezzi. Un anno dopo l'industria tedesca e quella statunitense decisero lo sfruttamento congiunto della idrogenazione del carbone. Venne costituita in USA la Standard-IG controllata per l'80 % dalla compagnia di Teagle e per il 20 % dalla I. G. Farben.

Prima di accordarsi con la Standard Oil, la I. G. Farben aveva proposto all'ICI (Imperial Chemical Industry), il colosso chimico britannico, un forte scambio di azioni: l'offerta era allettante poiché si trattava di mettere in comune le attività dell'azoto e dei coloranti, per estendere in seguito la collaborazione alla sintesi del petrolio. Se fosse andato in porto, un accordo del genere avrebbe creato un potente gruppo chimico mondiale concorrente delle grandi compagnie petrolifere. L'ICI ebbe però paura di perdere la propria identità, non seppe decidersi, e la compagnia tedesca scelse l'alleanza con la Standard Oil.


Una compagnia industriale non può essere identificata solo con i suoi prodotti dominanti; nella sua strategia è sempre presente la potenzialità dei prodotti alternativi. Proprio come successe con la diversificazione della produzione cinquant'anni prima, alla Standard Oil, nel 1927, non sfuggì la potenzialità, e la minaccia, dell'idrogenazione del carbone, come oggi alle grandi compagnie petrolifere, energetiche, chimiche e automobilistiche non sfugge la potenzialità dell'idrogeno. Ciò non significa la certezza dell'affermazione di un prodotto e di un processo; il risultato finale di una tecnologia è spesso non voluto e non dipende solo dal suo valore tecnologico intrinseco, ma pure dall'esito dei conflitti e degli accordi tra i grandi gruppi industriali.

Il 26 aprile 1929 venne costituita la American-IG nel cui Consiglio d'Amministrazione c'erano i presidenti di Standard Oil (Walter Teagle), Ford (Edsel Ford), National City Bank (Charles Edwin Mitchell), nonché il finanziere Paul Moritz Warburg. Per la parte tedesca, invece, c'era il direttore della I. G. Farben Carl Bosch e Hermann Schmitz, futuro nazionalsocialista, criminale di guerra e CEO dell'azienda tedesca dal 1935 dopo la morte di Carl Duisberg. Per nascondere i veri proprietari della American-IG, le azioni di controllo vennero trasferite alla società svizzera Mithras AG, una filiale della I. G. Farben costituita da un piccolo ufficio a Zurigo, una segretaria e con Teagle nel ruolo di amministratore.

Nel 1930 la I. G. Farben e la Standard Oil costituirono, al 50 %, la Joint American Study Company (JASCO), per produrre gomma sintetica a partire dall'idrogenazione del carbone e del petrolio. Un anno dopo, la Standard Oil, la Royal Dutch Shell e l'ICI firmarono l'International Patents Agreement.

Contemporaneamente alla costruzione di una rete internazionale di accordi, la I. G. Farben dovette affrontare l'evoluzione della situazione politica tedesca. Nel 1932, quando i gruppi industriali siderurgici, quali Krupp e Thyssen, diedero il proprio sostegno a Hitler, la I. G. Farben si era tenuta in disparte.


La I. G. Farben e il nazismo

L'industria chimica tedesca aveva sviluppato la ricerca scientifica per rendere la Germania indipendente dalle importazioni delle materie prime; divenne invece dipendente dal mercato mondiale sul lato dell'offerta e dovette affrontare il dilemma di dove e come vendere i suoi prodotti. La I. G. Farben esportava il 55 % della sua produzione e il suo alto grado di internazionalizzazione la rendeva riluttante alla soluzione autarchica propugnata dal nazismo.

Al tempo stesso, la chiusura dei mercati mondiali, seguita dalla crisi di Wall Street del 1929, spinse il suo CdA a cercare alternative: una via possibile erano le commesse statali. Incerta sul che fare, nel 1933 l'azienda cambiò posizione e, nonostante la forte presenza ebraica nel suo CdA, contribuì al finanziamento del partito nazista.

Frtiz ter Meer (il quinto da destra) della I. G. Farben
spiega ad Adolf Hitler l'importanza della gomma sintetica
Berlino, 1936

Da parte sua il partito nazista conduceva verso il colosso chimico una politica del bastone e della carota, alternando pressioni all'offerta di contratti statali per la produzione di benzina e di gomma sintetica. Il 20 febbraio 1933 la I. G. Farben si impegnò a finanziare con 400 mila marchi il partito di Adolf Hitler e il 14 dicembre dello stesso anno Carl Bosch firmò con il governo tedesco un accordo per l'allargamento dell'impianto di Leuna, in cui sei anni prima partì la produzione di benzina sintetica. L'obiettivo era quello di produrre 300 mila tonnellate di petrolio sintetico. Nel flusso tumultuoso dei conflitti sociali e delle lotte di classe, sia nazionali che internazionali, la I. G. Farben passò da una iniziale opposizione al nazismo, prima del 1933, ad una cooperazione difficile, nel periodo 1933-1939, fino a condividerne i crimini durante la Seconda Guerra Mondiale.


Gomma sintetica e piombo tetraetile

Il governo tedesco, programmando l'autarchia, pensava pure alla gomma sintetica, anche se molti economisti ritenevano assurdo immobilizzare quantità enormi di capitali nella sua produzione, quando si potevano costruire stock di gomma naturale a prezzi internazionali. La I. G. Farben per impegnarsi nella gomma sintetica voleva garanzie dall'industria dei pneumatici, ma questa rispose che era imprudente fabbricare prodotti a prezzi unitari di 92 marchi, di fronte a un prezzo internazionale di 18 marchi. Il risultato fu che nella Seconda Guerra Mondiale a produrre su vasta scala la gomma sintetica furono gli Stati Uniti d'America e non la Germania.

L'interscambio di accordi tra compagnie tedesche e americane andava oltre l'idrogenazione. Nel 1938 la Germania si trovò di fronte alla possibile mancanza di piombo tetraetile, additivo indispensabile come antidetonante per la benzina dei motori degli aerei.

Rappresentanti del governo tedesco e della I. G. Farben si recarono a Londra a negoziare con la Ethyl Export Corp., una filiale della Standard Oil, e dall'8 luglio di quell'anno iniziarono le forniture americane di piombo tetraetile, additivo che venne utilizzato dalle forze armate tedesche per invadere la Cecoslovacchia.

La Ethyl Gasoline Corp. era una joint-venture 50-50 tra la General Motors e la Standard Oil, e in Germania venne costituita la Ethyl GmbH, al 50 % Ethyl e al 50 % I. G. Farben. Ciò permise alla Germania di accedere ai brevetti per la produzione di piombo tetraetile, per cui, a ragione, si può affermare che l'americana Standard Oil diede il suo contributo alla potenza bellica tedesca.


Gli accordi del '39

Il 28 novembre 1938 un rappresentante della compagnia chimica tedesca andò in USA per discutere la questione della gomma sintetica con rappresentanti della Standard Oil, della US Rubber, della Firestone, della Goodyear e della Goodrich.

Nel 1939, in vista della guerra, per evitare l'esproprio delle proprietà americane della I. G. Farben, Walter Duisberg (figlio di Carl, uno dei fondatori della BASF diventata poi I. G. Farben) andò in USA dove si accordò con la Standard Oil per il passaggio alla compagnia americana del 20 % che la sua azienda aveva nella joint-venture Standard-IG. In cambio Walter Duisberg sarebbe divenuto cittadino USA e avrebbe acquistato la partecipazione del 50 % della I. G. Farben nella JASCO. Tutto ciò avvenne nel settembre 1939, contemporaneamente all'invasione tedesca della Polonia. La Standard Oil aveva paura che, se il governo americano avesse messo sotto sequestro il 20 % dell'azienda tedesca nella Standard-IG, le compagnie americane concorrenti avrebbero potuto mettere le mani sui brevetti della gomma sintetica. La Standard Oil sapeva che in caso di guerra nel Pacifico sarebbero state interrotte le forniture provenienti dalla Malaysia, e temeva per il monopolio di questo prodotto vitale.

La spartizione e la guerra

Già a guerra iniziata la I. G. Farben e la Standard Oil decisero di trasferire alla JASCO i brevetti sulla gomma sintetica e il mercato venne così diviso: alla società americana il diritto di vendita esclusiva sul territorio degli USA e dei suoi alleati, alla I. G. Farben andava il resto del globo. È probabile che gli accordi vennero discussi e firmati nel settembre-ottobre 1939, ma vennero retrodatati al 1 settembre dello stesso anno, cioè a prima della dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia alla Germania.

Visita allo stabilimento di gomma sintetica ad Auschwitz
In primo piano da sinistra: Heinrich Himmler (comandante della Gestapo), Carl Krauch della I. G. Farben, Rudolph Höss (comandante del campo di concentramento)

All'inizio del 1941 il dipartimento americano della Giustizia iniziò un'inchiesta sui rapporti tra Standard Oil e I. G. Farben, ma il 20 marzo 1942 il ministro della Guerra Henry Lewis Stimson e quello della Marina Frank Knox firmarono un memorandum, inviato al presidente Roosevelt, nel quale si raccomandava la sospensione dell'inchiesta sulla Standard Oil per non indebolire gli sforzi bellici.

È probabile che gli accordi presi tra le due aziende paralizzarono i programmi statunitensi per la produzione della gomma sintetica, danneggiando fortemente l'impegno bellico.

Abbiamo visto come l'imperialismo unitario mondiale trascenda i confini nazionali, tanto che grandi insiemi finanziari-industriali mantennero i propri legami persino quando le rispettive potenze d'origine furono in guerra tra loro.