Origine dei sindacati in Gran Bretagna

22/04/13

22/04/13


Intorno alla metà del XIX secolo in Gran Bretagna prende forma il sindacato moderno. Anche precedentemente si era sviluppata la lotta di classe, con grandiosi episodi di tenacia e sacrificio, ma soltanto da quel momento nascono metodi di organizzazione e di contrattazione ancora operanti attualmente nelle loro linee essenziali.

Nel decennio precedente, cioè alla fine degli anni Trenta del 1800, il proletariato inglese aveva dato vita all'epopea del cartismo, un balzo storico enorme, che rappresenta nella storia del movimento operaio il passaggio dalla lotta economica a quella politica, ma che, essendo rimasto nell'ambito della democrazia borghese, era destinato a fallire e a rifluire su posizioni sindacali e corporative.

Marx ed Engels in quegli anni stanno definendo le basi scientifiche del socialismo, tenteranno poi di collegare i gruppi usciti dalla sconfitta del cartismo ai propri presupposti teorici per ritessere le fila del partito, ma sostanzialmente non ci riusciranno: il sindacalismo inglese nascerà da un arretramento del livello politico e le potenzialità economiche del suo sviluppo si incontreranno di nuovo col socialismo solo trent'anni dopo e ancora una volta in modo insufficiente.

Nel 1850, quindi, si chiude un'epoca: "l'abolizione delle leggi sul grano nel 1846 completò il processo iniziato con la riforma elettorale del 1832: l'accettazione del nuovo industrialismo da parte degli antichi detentori del potere politico" scrive nel 1947 George Douglas Howard Cole (1889-1959, membro della Fabian Society insieme a George Bernard Shaw, come abbiamo visto nell'articolo sulla guerra anglo-boera) in Storia del movimento operaio inglese. È una svolta per l'Inghilterra. È la vittoria della frazione borghese industriale, dei liberisti sui protezionisti. La Gran Bretagna diventa "l'officina del mondo" (come lo è oggi il Dragone cinese), esportando manufatti ed importando prodotti agricoli a più basso prezzo, cosa che permette la riduzione del valore della forza lavoro, pur in presenza di un aumento della produttività e un ruolo egemone sul mercato mondiale che si traduce anche in crescita dei salari.


Il nuovo sindacato

Si formano strati di "aristocrazia operaia" nuovi, meno legati all'artigianato classico, che guardava al passato e si batteva per il ritorno alle condizioni preesistenti alla rivoluzione industriale. Ora si fa avanti invece una generazione nata nelle nuove condizioni sociali, che accetta l'industrialismo come un dato di fatto e lo vuole riformare a proprio vantaggio.

Il ciclo economico espansivo fino al 1875, turbato solo dalla crisi del cotone innescata dalla guerra di secessione americana, e l'evoluzione del capitalismo individuale in più articolate società anonime, permettono le prime vere e proprie contrattazioni sindacali. Questo problema è da collegare alle fondamentali considerazioni strategiche di Marx ed Engels del 1849 e 1850 sulla chiusura della fase rivoluzionaria, sull'espansione del mercato mondiale, con la scoperta dell'oro in California e le nuove prospettive dell'Asia, sul prolungarsi del ciclo ed il rinvio di una prossima crisi ad un futuro determinato più dal mercato mondiale che dalle congiunture interne ad ogni singola Nazione.

Nel 1851 si costituisce la Amalgamated Society of Engineers (ASE, attiva nell'organizzazione della giornata del Primo Maggio nei decenni seguenti), società dei meccanici, la prima Unione di "nuovo modello". Questa opera su base nazionale, riservata esclusivamente agli operai qualificati del settore passati attraverso la lunga scuola dell'apprendistato; la direzione è altamente accentrata, le sezioni trattano a livello locale, ma nono possono proclamare scioperi se non in base a severe regole; le quote sono elevate, volutamente accessibili ai lavoratori meglio pagati, anche per un capillare utilizzo mutualistico oltre a quello di sostegno per le casse di sciopero.

L'obiettivo non è più, come proclamavano le grandi Unioni dei decenni precedenti, "l'instaurazione di un diverso ordine di cose", ma l'accettazione del fatto che la forza lavoro è una merce e come tale va contrattata in base alla legge della domanda e dell'offerta. Pertanto lo scopo dell'associazione diventa quello di contenere l'offerta di lavoro per aumentarne il prezzo, tramite la limitazione dell'ammissione, scoraggiando lo straordinario e il cottimo, sovvenzionando i disoccupati con sussidi o contributi per farli emigrare, affinché non si ingaggino sotto prezzo. In sostanza, tali Unioni puntano più sulla pressione della forza organizzata che sugli scioperi, anche se quando è necessario dichiararli li conducono con grande accanimento e coraggio.

Il piccolo gruppo di segretari generali, ossia la "Giunta", che cominciano a riunirsi regolarmente a Londra alla fine del decennio 1850, diventano il centro di fatto del movimento sindacale di tutto il Paese. Per la prima volta non si tratta di democratici della classe media borghese, ma di operai, entrati a lavorare a 10 o 12 anni, militanti provati. Essi formano un gruppo nuovo rispetto ai tradizionali capi operai, avendo una correttezza di espressione, un forte senso di responsabilità, capacità organizzative, nonché una cura della propria persona e della propria immagine. Succede, però, che comincia a delinearsi una specie di frattura tra il modo di vita, gli interessi e i punti di vista tra questi funzionari di sindacato e gli operai da essi rappresentati.

Partito operaio e limiti del sindacato

A tal proposito va detto che la formazione dei militanti e dei quadri operai non è un processo che possa avvenire nell'ambito sindacale, o comunque esclusivamente o prevalentemente nell'esperienza sindacale. A questo livello, infatti, il sindacalista, operando (necessariamente nella realtà economica data) per la contrattazione del prezzo della forza lavoro, l'utilizzo produttivo della stessa e la salvaguardia del suo impiego, tenderà a scivolare verso l'esclusivismo corporativo e la subalternità politica.

Solo il collegarsi e il successivo saldarsi a una strategia politica rivolta agli interessi storici e internazionali di tutta la classe, portata dal partito dall'esterno della lotta economica, permette la formazione di una compiuta coscienza di classe. La partecipazione alle lotte economiche è una base di partenza materialistica fondamentale, perché l'esperienza sindacale può costruire un utile punto d'appoggio, ma la formazione di un militante si attua e si completa soltanto fuori dall'ambito aziendale e sindacale, affrontando i problemi generali strategici, politici e organizzativi che la lotta di classe pone al partito.


Verso la Camera del Lavoro

Il grande sciopero degli edili per le nove ore del 1859 è l'avvenimento più importante del periodo perché vede l'impegno di tutto il movimento contro l'intransigenza dei padroni che propongono questo documento:

(Clicca per ingrandire)


Fatte le dovute proporzioni con il nostro tempo, notiamo che certe costanti ciclicamente si ripresentano: gli imprenditori capitalisti oscillano tra la tranquillità di una regolazione contrattata centralmente del prezzo della forza lavoro e il desiderio di un rapporto individuale, totalmente variabile e flessibile.

La vertenza si conclude con un compromesso: i padroni ritirano "il documento" e gli operai rimandano la riduzione d'orario. Il prestigio del sindacato ne esce rafforzato, le Unions di "nuovo modello" si moltiplicano e si forma la prima Camera del Lavoro di Londra.

La lotta degli edili ebbe un seguito: quando i lavoratori tornarono per chiedere l'applicazione della giornata lavorativa di nove ore, i costruttori avvertirono che da lì in avanti avrebbero impiegato i loro operai non a giornate, ma a ore. Scrivono i coniugi Sidney e Beatrice Webb in Storia delle Unioni Operaie in Inghilterra del 1894: "questa misura essi aggiungevano, del pagamento a ore [...]. Questa proposta speciosa implicava l'abbandono totale del principio del contratto collettivo ritornando ai contratti separati con ciascun singolo operaio. Gli operai capirono perfettamente ciò che non sapevano chiaramente spiegare, cioè che la libertà che si offriva loro era illusoria. Nell'organizzazione moderna dell'industria su vasta scala non vi può essere per l'operaio singolo la libertà di abbandonare gli strumenti del suo lavoro in qualunque momento egli voglia".

United we stand, divided we fall.