La famiglia contemporanea

28/10/13

28/10/13


La forma di famiglia dei giorni nostri si distingue per via dell'urbanizzazione, dell'aumento del lavoro femminile, dell'incremento della capacità di spesa e della riduzione del numero di componenti. Questo mutamento è contraddistinto da una transizione demografica che sta oggi interessando tutte le aree del mercato globale, dopo essersi già manifestata nelle metropoli più mature fin dal secondo dopoguerra.

La transizione demografica

È la tradizionale piramide demografica che si deforma, passando così a un profilo quasi rettangolare (chiamato birillo) e poi a uno trapezoidale (chiamato fungo).

Se confrontiamo i dati pubblicati dal US Census Bureau sulla composizione demografica italiana del 2013 con quelli del 2003 e del 1993 notiamo il palese invecchiamento della popolazione (tendenza verso il fungo):

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Confrontando la piramide demografica 2013 di altre zone geografiche, invece, notiamo che gli Stati Uniti hanno una uniformità migliore rispetto a quella europea (forma a birillo), mentre Asia e Nord Africa (bacino europeo, questo, di giovane forza lavoro migrante) sono aree molto giovani (classica piramide):

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La famiglia della fase imperialistica è mediamente una famiglia plurireddito, spesso proprietaria dell'abitazione in cui vive (in Italia i proprietari di casa sono circa il 70%, in linea con la media europea, in USA il 65%, mentre in Cina il 75%), con pochissimi figli o nessuno, con oggettive difficoltà a farsi carico dell'assistenza agli anziani e ai malati. Ciò, unito all'allungamento della vita media, determina la necessità di espandere il welfare e i servizi alla persona, attirando manodopera immigrata nelle vesti di badanti, operatori paramedici e di assistenza agli anziani, inservienti.

Nonostante tali difficoltà, la famiglia della nostra epoca (sia quella borghese che quella salariata) detiene maggiori patrimoni e ha redditi superiori rispetto a quelle che l'hanno preceduta. Ma il prezzo di questo benessere è la mancanza della piena riproduzione biologica, l'emarginazione di anziani e non autosufficienti, trapasso valoriale nei mezzi materiali, aumento delle ideologie individualiste e autodistruttive.

Pregiudizi e illusioni

Abbiamo visto come uno dei pregiudizi che nuota spesso nella mente delle persone, ossia quello che vede la famiglia come un istituto "naturale e antico", è falso, poiché la famiglia che conosciamo oggi nasce con il capitalismo due secoli fa, e si afferma pesantemente dagli anni Sessanta del 1900 con le rivendicazioni sessuali e sentimentali.

Sebbene non ci sia una crisi della famiglia nel capitalismo, in quanto il suo funzionamento è vivo e di supporto alle mancanze economiche dello Stato, è d'obbligo osservare come, oggi, questa non sia né libera né in sintonia con le altre famiglie della nostra specie, ma vincolata e schiavizzata da ciechi interessi individualistici ed economici, con ben poche possibilità di filiare o adottare figli, senza alcuna altra istituzione che possa aiutare o sopperire alle eventuali difficoltà educative di padri e madri.

Questa società sa offrire ormai ai giovani solo illusioni, dalle droghe all'alcool, dalla violenza alla pornografia che reprime il desiderio. Come singoli si può combattere contro questa situazione, come insegna Umberto Galimberti: i giovani soffrono di un male epocale, il nichilismo. L'educazione, a scuola come in famiglia, è di tipo "contrattualistico", basata cioè non sull'autorità e sull'autorevolezza, ma sul sistema "premi e punizioni". Come singoli, possiamo ascoltare i nostri figli, evitando atteggiamenti protettivi dannosi, aiutandoli a conoscere se stessi, perché l'amore è attenzione.

Dobbiamo avere chiaro, tuttavia, che le radici di questa situazione sono sociali, e solo con il superamento di questo modo produttivo potremo avere una famiglia più in sintonia con la specie e con la natura. Oggi consideriamo barbarie l'abbandono degli anziani praticato non solo in certe comunità primitive, o l'infanticidio femminile con cui per secoli, e tuttora con l'aborto selettivo, si è prescelto il sesso della prole nelle campagne asiatiche. Domani i nostri nipoti si guarderanno indietro e ai loro occhi apparirà barbarie l'odierna condizione di vita della nostra specie, in cui la famiglia non è più unione, ma instabilità.

Andremo avanti ancora per molto a strappare figli dall'uno o dall'altro genitore? Per quanto durerà la difficoltà di creazione e mantenimento (economico e nel tempo) di una famiglia?