Roberto Saviano, nella limpida intervista rilasciata a Dillinger.it, ci fa notare che la parola "Mafia" non è da associare solo ad un comportamento, ma essa definisce "un'organizzazione economica imprenditoriale d'avanguardia": la Mafia, quindi, "è un'economia". Ma è sempre stato così?
Uno storico sa bene quanto sia impossibile rilevare il punto di inizio di un evento sociale come una rivolta, un cambiamento, una rivoluzione o un fenomeno come quello mafioso. Questo non solo perché spesso non ci siano fonti attendibili, ma perché questi eventi si palesano dopo mesi, anni e decenni di gestazione latente in seno alla società, che di certo non si aspetta l'insorgere di un evento nuovo. Ecco perché non è possibile definire, ad esempio, l'anno in cui inizia la rivoluzione francese, ma solo notare che dal 1200 circa fino alla fine del 1700 abbiamo vari tentativi rivoluzionari da parte della borghesia che tenta di superare il sistema feudale e mercantile. Il 1789 è solo la data simbolo che chiude un processo storico naturale e che sancisce "ufficialmente" la conquista del potere politico da parte di quella classe. Per la mafia, essendo anch'essa un movimento sociale (primitivo), non è quindi possibile risalire al suo anno di nascita. Possiamo però dire che già nel tardo secolo XVIII siamo in presenza di forme di protesta contro la povertà e l'oppressione: in questo periodo c'è difficoltà di adattamento al nuovo sistema economico capitalistico.
Il banditismo sociale
Il banditismo è quasi certamente la forma più primitiva di protesta sociale organizzata che si conosca. Il bandito, seppur visto dai poveri come un mito da sostenere, non è un ribelle sociale consapevole. Un esempio è quello di Robin Hood nell'Inghilterra di fine '200, anche se quasi certamente il bandito sociale "puro" (cioè che rispecchia quella definizione al meglio) è stato Angelo Duca, detto Angiolillo, che agiva in Basilicata fino alla sua impiccagione avvenuta nel 1784.
Il bandito delle società contadine è sia un contadino, ma anche un uomo a servizio dei padroni o dello Stato, quasi sempre reclutati nello stesso humus sociale. Finché il bandito contadino incarna gli interessi di questa frazione della sua classe e combatte contro lo Stato o contro il feudatario locale, verrà elogiato e protetto dalla popolazione. Quando il bandito invece comincia a dare troppo fastidio, ecco che arriva il tradimento che permette la sua cattura: da Angiolillo a Robin Hood, da Nikola Šuhaj (Ucraina, 1920) a Salvatore Giuliano (di Montelepre, Sicilia), il più famigerato dei banditi moderni, tradito ed ucciso nel 1950. In quasi tutti gli episodi, la legge statale (impotente e debole) rivendica il fermo dei banditi, anziché ammettere la responsabilità dei traditori come protagonisti della cattura dei ricercati.
Si può dire quindi che il bandito non applichi una protesta sociale, ma l'opinione pubblica, specialmente coloro che lo sostengono direttamente, è convinta del contrario. Anche se elevato a grado di "protettore", di "eroe" locale, egli non può aiutare l'emancipazione della società contadina, in quanto manca di coscienza politica rivoluzionaria e mira ad un miglioramento della povertà, e mai all'eliminazione della stessa.
Quando nasce un bandito?
Il bandito sociale è una persona che si dà alla macchia dopo aver risolto (o tentato di farlo) questioni private come le vendette di sangue o i matrimoni con rapimento, questioni che dovrebbero esser di dominio della debole legge statale. Angiolillo cominciò la sua vita da fuorilegge dopo una lite nata con una guardia campestre su del bestiame. Vincenzo Romeo di Bova rapì la propria ragazza che poi sposò: egli divenne così il bandito più famoso dell'Aspromonte. Un altro importante bandito calabrese fu Angelo Macrì, che uccise il poliziotto che aveva ammazzato suo fratello.
Il fattore cardine che porta il bandito a diventare fuorilegge è il fatto che egli non conosca minimamente la reazione che avrà lo Stato (uno Stato che poco considera i contadini) nei suoi confronti. Siamo di fronte all'incomprensione dello Stato verso i contadini e dei contadini verso lo Stato.
Il bandito latitante viene quasi sempre protetto ed aiutato dalla popolazione locale proprio perché essa non lo considera un criminale, ma una persona onorevole. Qui siamo di fronte al contrasto tra legge dello Stato, dei ricchi, e giustizia dei contadini, dei poveri. Quando la protezione al bandito cessa, egli è costretto ad allontanarsi dalla propria terra e/o a compiere saccheggi nei confronti dei propri paesani, inimicandoseli definitivamente.
Il fuorilegge è quasi sempre un ragazzo giovane, senza responsabilità familiari: è questa una caratteristica importante affinché egli si senta in diritto di agire da criminale.
Il metodo "Robin Hood"
L'azione criminale del bandito deve concentrarsi verso i ricchi, non perché sia, come scritto sopra, un bandito sociale consapevole, ma semplicemente per il fatto che il ricco ha molto da dare (denari, cibo, oggetti). L'altro motivo fondamentale che spinge il bandito a seguire il modello di Robin Hood, è che così facendo non va contro gli interessi delle stesse persone che lo proteggono e nascondono: i poveri.
Le bande
Quando un bandito si unisce ad altri criminali locali, essi costituiscono una banda. Essa è formata in genere da tre uomini in su, fino a due o tre decine. Quando siamo in presenza di più uomini, come i sessanta componenti dei bandoleros andalusi, quasi sempre assistiamo al loro asservimento ai grandi proprietari terrieri, che li utilizzano come una sorta di polizia privata. Così come i cacicchi si servirono dei bandoleros in Spagna, in Italia i Borboni appoggiarono bande di qualche centinaio di uomini, così come fece Gioacchino Murat.
Più la banda è piccola più è facile che il suo capo mantenga disciplina ed organizzazione: si è stabilito che fino a venti-trenta uomini sono controllabili, ma quando l'unità aumenta di numero, spesso si hanno scissioni interne. Di solito una banda intorno al 1800 poteva durare molti anni, ma in altri periodi storici anche uno o due al massimo (i briganti al soldo dei Borboni furono piegati in circa cinque anni).
Le peculiarità del banditismo sociale
In conclusione va detto che il banditismo è un fenomeno universale (e non prettamente italiano); nasce e si sviluppa solo in campagna ed in determinate condizioni, in cui ci sono ricchi e poveri; non è un movimento rivoluzionario ma tutt'al più riformista; la forma di organizzazione sociale presente ha struttura precapitalistica; scompare con la nascita di forme di organizzazione politica più avanzate, come le leghe dei contadini e le associazioni operaie.