Banditismo sociale e mafie - Parte II

22/09/11

22/09/11


Banditismo e mafie

Seppure il banditismo e le mafie siano tutt'e due dei movimenti sociali primitivi e non distinguibili in modo netto tra loro, la seconda (intesa come "le mafie", sempre nel XIX secolo) assume un carattere di "accentratrice di tendenze del luogo": mentre per il banditismo vale la regola che esso esprime solo gli interessi dei contadini, la mafia unisce le tendenze della società in cui si sviluppa. Ad esempio, in Calabria ('Ndrangheta) la mafia si sviluppa dai poveri contadini, in Sicilia (Mafia) esprime gli interessi della piccola e media borghesia ed in Nord America invece, la mafia (figlia della Mafia siciliana) è un fenomeno prettamente criminale, incentrato su interessi individuali o di gruppi molto piccoli, indipendenti dalla classe sociale.


Lo sviluppo della mafia

Il periodo di cui stiamo parlando è il 1800, epoca in cui le comunicazioni non erano ancora evolute: risulta difficile quindi pensare ad una struttura gerarchicamente avanzata come quella moderna. Abbiamo infatti la formazione di molte cosche, ossia bande locali, che controllavano un determinato territorio e che si contraddistinguevano nell'abbigliamento, nei modi di fare e nelle inflessioni dialettali.

La storia delle mafie è la storia della Mafia: è verso la fine del secolo che ebbe la sua maggiore prosperità in Sicilia, specialmente nella Conca d'Oro (la pianura palermitana), nel centro-sud e all'interno dell'isola. La Mafia si sviluppa in queste zone, rispettivamente ricche di agrumeti, zolfare (miniere di zolfo in cui venivano schiavizzati anche i bambini, detti carusi) e latifondi, perché i proprietari terrieri dovevano proteggere campi e bestiame dai ladri. In una regione in cui lo Stato era pressoché assente, le difese private erano così assicurate dai briganti assoldati. Mafiosi "in divisa" li vediamo presenti anche sulla sponda statale, in corpi misti con i poliziotti.


La fioritura del sistema mafioso di fine '800 si ha grazie al fatto che il potere passò dalle mani dei feudatari (sempre più assenteisti dalle loro terre) a quelle dei gabellotti, facenti parte della media borghesia. Così, anche in campagna, il capitalismo soppianta il feudalesimo. Senza questo passaggio, probabilmente, la Mafia sarebbe stata destinata alla scomparsa, così come avviene per il banditismo. La Mafia ha scoperto che per sopravvivere, deve adattarsi ai mutamenti sociali.

La forza pratica della Mafia risiede invece nell'aver saputo imporsi sia verso i proprietari feudali assenteisti, sia verso i lavoratori sfruttati. I gabellotti, essendo uomini d'affari, cominciano ad interagire con la borghesia delle città vicine: avvocati, politici comunali, giudici e baroni terrieri. La bella Palermo si rinforza come baluardo "metropolitano" della Mafia.


La Mafia cambia

Intorno alla metà del 1800 la mafia è politicamente vicina ai radicali garibaldini (estrema sinistra), tant'è che Giuseppe Garibaldi assolda mafiosi nelle sue fila durante la campagna di Sicilia del 1860. Il motivo che spinse contadini e mafiosi a supportare Garibaldi, fu la voglia di cambiamento e l'odio verso Papato e Borboni oppressori. Ma dal 1866, con il sorgere di rapporti capitalistici nella società siciliana e la nascita di associazioni contadine ed operaie, la Mafia cambia bandiera, divenendo conservatrice. Nel 1894 ad esempio, durante la rivolta contadina dei fasci siciliani, essa infatti è dalla parte della reazione.

Un altro fattore di mutamento della Mafia, rispetto a pochi anni prima, è da ricercarsi nel rapporto di convivenza con il capitalismo manifatturiero del Nord Italia, perché gli interessi industriali del settentrione non contrastavano con quelli agrari siciliani. La ciliegina sulla torta che legò la realtà mafiosa meridionale al Nord fu il sistema elettorale: la Mafia poteva garantire la maggioranza stabile a qualsiasi partito parlamentare che scendeva a compromessi con essa.


Mafia e fascismo

Negli anni Venti comincia l'epoca fascista. Mussolini, all'inizio della sua ascesa, si trova costretto a combattere la Mafia perché essa appoggiava il partito liberale antifascista. Con l'abolizione delle elezioni, la Mafia ha difficoltà nel scendere a compromessi con Roma, ma è altresì vero che le campagne politiche contro la Mafia (vanto dei nostalgici fascisti odierni), rafforzarono il suo potere; l'attenzione verso la Mafia da parte del fascismo scemò inevitabilmente e si venne così a creare un accordo implicito tra il potere statale e quello locale (come avvenne in passato e come avverrà in futuro). Non solo, ma le camicie nere allettarono i mafiosi scontenti che utilizzarono così il corpo armato fascista per risolvere controversie politiche all'interno della Mafia stessa.
La Mafia divenne complice degli interessi alleati dopo la fine della guerra, ma di questa storia ci ha già parlato egregiamente Carlo Lucarelli.

Le mafie sono quindi un prodotto del capitalismo e solo con il superamento di questo sistema produttivo potremo liberarci finalmente di questa sanguinaria palla al piede.