Smart phones e guerra dei brevetti

17/12/11

17/12/11


Il mercato della telefonia mobile si divide, oggi, in due grandi insiemi: mobile phones (i classici cellulari) e smartphones (cellulari "intelligenti"). L'80% di questo mercato è detenuto da soli quattro grandi gruppi industriali, le koreane LG Electronics e Samsung, la finlandese Nokia e la statunitense Apple che si contendono una vera e propria guerra dei brevetti.

In Italia la commercializzazione degli smart phones è passata dal 3.5% del 2008 all'8.6% del 2009, per poi raddoppiare l'anno scorso (17%) e terminare quest'anno, secondo le stime, intorno al 35% del mercato mobile.

Si stima inoltre che, a conclusione del 2011, il sistema operativo Symbian (Nokia) passi da un 61% del mercato del 2010 al 40%, iOS di Apple dal 16 al 17%, Android (Google) dal 7 al 35% e Windows Phone (Microsoft) dal 5 all'8%.

Ciò che differenzia uno smart phone da un classico cellulare è il sistema operativo "aperto", ossia sul quale è possibile installare praticamente ciò che si vuole. Uno smart phone è un passo in più verso un personal computer e può avere, oltre ad una tastiera QWERTY, un touchscreen resistivo (utilizzo di un pennino apposito) oppure capacitivo (utilizzando le dita della mano in varie combinazioni direttamente sul display).

Il sistema operativo Android è quello che più ha preso piede nell'ultimo anno; è un open source creato dal colosso Google e permette a qualsiasi utente di mettervi mano e modificarlo a proprio piacimento, senza alcun problema di standard qualitativi o royalties da pagare.


Obama vs AT&T

Il primo operatore telefonico mondiale, la texana AT&T (American Telephone and Telegraph) a marzo di quest'anno ha raggiunto un accordo con la Deutsche Telekom in base al quale il gruppo tedesco avrebbe ceduto la sua T-Mobile America alla AT&T Wireless in un'operazione da 40 miliardi di dollari, creando il primo colosso della telefonia mobile statunitense. A settembre, però, il Dipartimento di Giustizia ha chiesto al tribunale federale di Washington di fermare l'accordo in quanto avrebbe squilibrato troppo i rapporti con la concorrenza. A nulla sono valsi 15 milioni di dollari spesi in lobbying da parte della AT&T né la promessa di creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro, col plauso del sindacato CWA (Communications Workers of America, 700 mila iscritti), della Hispanic Federation e della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), la più importante associazione tra quelle che si battono per i diritti civili negli States.


Il colosso Verizon, pur essendo il principale concorrente della compagnia texana, avrebbe tacitamente accettato l'accordo, in quanto anch'essa avrebbe potuto beneficiare di future concentrazioni.

L'amministrazione Obama ha così posto il veto in chiave antimonopolistica, con l'obiettivo di guadagnarci in immagine, ma lasciando aperta la porta ad un compromesso: se la AT&T rinunciasse alla battaglia legale, abbassasse le tariffe e concedesse più licenze, l'amministrazione darebbe il suo benestare all'acquisto della T-Mobile America.


Il mercato tecnologico

La scorsa estate è stata molto calda per il mondo della tecnologia. Cisco Systems ha licenziato 6 mila lavoratori in USA e Canada ed ha venduto la sua fabbrica messicana con 5 mila dipendenti alla taiwanese Foxconn. Yahoo! ha licenziato il suo AD Carol Bartz e forse venderà alcuni beni in Giappone e Cina, mentre il leader mondiale nella produzione di PC, la Hewlett-Packard, potrebbe concentrarsi sui servizi alle grandi imprese, proprio come fece IBM cedendo la produzione dei personal computers alla cinese Lenovo.

Il CdA di HP, cambiato in estate, non si è freezato i neuroni. E' vero che la domanda di PC continua a crescere grazie ai Paesi emergenti, ma nelle zone colpite dalla crisi economica del 2007 le aziende non rinnovano le macchine e la pubblica utenza subisce il fascino degli smart phones e dei tablet: la diffusione di queste nuove tecnologie fa aumentare la domanda di server e data center, centri di elaborazione dati. Si stima che nel 2011 saranno stati venduti 350 milioni di PC (+ 4% rispetto all'anno precedente), 470 milioni di smart phones (+ 58%) e 70 milioni di tablet (il doppio sul 2010).

Nel 2007 gli abbonamenti della telefonia cellulare erano poco più di 3 miliardi: Africa 170 milioni, Americhe 650, Asia e Oceania 1.4 miliardi, Europa e Medio Oriente 850 milioni. Quest'anno si pensa che si superino i 5 miliardi di abbonamenti: Africa 430 milioni (+ 250%), Americhe 970 (+ 150%), Asia e Oceania 2,9 miliardi (+ 200%), Europa e Medio Oriente 1,1 miliardi (+ 130%).



Apple e i brevetti

L'azienda fondata e cresciuta da Steve Jobs, scomparso prematuramente il 5 ottobre di quest'anno, è la seconda al mondo per valore di mercato con 325 miliardi di dollari, dietro alla ExxonMobil (407 mld) e davanti alla PetroChina (320 mld). Sembra che la casa di Cupertino, in California, dall'alto del suo 111° posto nella classifica globale, stia vincendo la sfida tecnologica, una sfida fondata negli anni passati contro il monopolio di Bill Gates con la sua Microsoft. Oggi Apple si trova al posto di Microsoft, ma la cecità dei fans che hanno sempre gridato contro Gates, non li porta a vedere la realtà dei fatti, così come non li ha aiutati quando supportavano l'ascesa di Jobs in preda alle ideologie.

A giugno di quest'anno Apple e Nokia con un compromesso hanno posato una pietra sopra un contenzioso giudiziario cominciato due anni fa. L'azienda americana ha riconosciuto a quella finlandese il pagamento di una tantum, valutabile in alcune centinaia di milioni di euro, e quello di royalties annuali su alcuni brevetti, come ad esempio quello sulla tecnologia touchscreen.

Le cause legali sono molte in questa guerra dei brevetti: Microsoft si è mossa contro la taiwanese HTC, Apple ha fatto causa alla koreana Samsung in nove Paesi, riuscendo a bloccare alcune vendite in Olanda e Germania. Anche le cinesi Huawei e ZTE si sono chiamate in giudizio tra loro.

Secondo l'esperto di tecnologia del Financial Times Richard Waters, in uno smart phone ci sono hardware e software che possono far capo a 250 mila brevetti. Lo United States Patent and Trademark Office (USPTO) nel 1997 aveva poco meno di un migliaio di richieste giornaliere, mentre nel 2010 il doppio. Viste le 700 mila pratiche pronte all'avvio, le 500 mila in corso d'esame ed i tre anni di attesa, è molto probabile che l'ufficio dei brevetti USA possa rilasciarne qualcuno di dubbia validità e, addirittura, lo stesso brevetto a più richiedenti.

Dal 1976 sono stati rilasciati 28 mila brevetti ad Alcatel-Lucent (Francia), 26 mila a IBM (USA), 18 mila a Microsoft (USA), 17 mila a Motorola, oggi di Google (USA), 9 mila a Ericsson (Svezia), 9 mila a Nokia (Finlandia), 6 mila alla canadese Nortel controllata sia da Apple che da Microsoft, 2 mila alla RIM che produce BlackBerry (Canada), 1800 a Apple e 700 a Google.


Google e Motorola

12,5 miliardi di dollari: questo è il prezzo di Motorola Mobility, acquistata dal colosso dei motori di ricerca Google, che ha anche comprato i suoi 17 mila brevetti accumulati dalla casa elettronica dell'Illinois fin dal 1928, anno della sua fondazione. Questi brevetti verranno usati per difendere il proprio sistema operativo Android utilizzato dalla stessa Motorola ma anche da Samsung, LG Electronics, HTC ed altri ancora.

In questa guerra, Nokia è l'unica che potrebbe risalire la corrente, ma solo se Apple e Microsoft placheranno le loro battaglie legali e solo se la stessa casa di Espoo sarà in grado di produrre uno smart phone di successo. Ed è questo che si aspettano gli operatori telefonici, proprio perché sono loro a distribuire sul mercato gran parte dei telefoni "intelligenti".