Prima parte, terza parte
La battaglia di Bradford
Anche all'epoca non mancavano gli allarmisti del "peak oil" (picco del petrolio): nel 1875 il capo della Pennsylvania Geological Survey, Henry Wrigley, nel suo Special Report on the Petroleum aveva previsto un rapido esaurimento dei pozzi della Pennsylvania. Dopo pochi mesi fu scoperto un nuovo giacimento a Bradford. Migliaia di cercatori vi si precipitarono, causando un crollo dei prezzi da 4 dollari al barile a 70 cents nel 1878.
Quale migliore occasione per la standard Oil per monopolizzare il trasporto via oleodotto? Il responsabile Daniel O'Day fece costruire enormi cisterne di stoccaggio, riuscendo in sette mesi ad aumentare la riserva petrolifera a Bradford da 1 a 4.5 milioni di tonnellate. Il guaio, però, fu che non si sapeva come trasportare i 10 mila barili prodotti ogni giorno. La soluzione adottata da Rockefeller fu tanto azzardata quanto vincente: il petrolio di Bradford si doveva trasportare solo ai propri fornitori e con un prezzo più basso del 20 % di quello del mercato.
I produttori indipendenti si ribellarono facendo ricorsi legali presso lo Stato della Pennsylvania, perdendoli, e sabotando di notte gli impianti della Standard Oil. Scoppiò quindi una vera e propria sommossa, che finì per coinvolgere la classe operaia, nonostante in ballo ci fossero gli interessi di due gruppi della borghesia, peraltro alleati nel nuovo cartello petro-ferroviario: la Standard Oil e la Pennsylvania Railroad.
Rockefeller convocò il capo della ferrovia, Tom Scott, che preferì continuare la sua battaglia contro lo sfruttamento quasi monopolistico del trasporto da parte della Standard Oil. Rockefeller decise quindi di spostare i suoi carri cisterna sulle linee della New York Central e della Erie, innescando la reazione della Pennsylvania Railroad che licenziò centinaia di operai, abbassò i salari di un quinto e raddoppiò la lunghezza dei treni. Ci fu una mobilitazione dei ferrovieri che sfociò in uno sciopero generale del settore dopo che anche la Baltimore & Ohio Railroad adottò le drastiche misure prese da Tom Scott. Solo a Pittsburgh vennero incendiati 500 carri, 120 locomotive e 27 edifici.
I lavoratori dovettero cedere all'esercito inviato dai governatori dei rispettivi Stati, che uccise decine di scioperanti e ne ferì a centinaia.
Sul piano del capitale, invece, la dura lotta del 1877 fu vinta dal colosso di Cleveland: la Pennsylvania Railroad si divise, con Tom Scott che voleva accordarsi con Rockefeller e Joseph Potts che voleva proseguire la battaglia senza se e senza ma. Quest'ultimo, tuttavia, pochi anni dopo divenne direttore della National Transit Company, una controllata della Standard Oil negli oleodotti.
Rockefeller comprò il 47 % della Pennsylvania con i contanti presi a credito dalle banche. Aveva anche il 21 % della Erie e della New York Central, nonché l'11 % della Baltimore & Ohio. La rete di oleodotti fu così concentrata nelle mani della Standard Oil. Nel 1877 il trentottenne John Davison gestiva il 90 % di tutto il petrolio raffinato negli Stati Uniti d'America.
Ad ogni costo
Gli oleodotti costruiti negli ultimi tempi non superavano le trenta miglia di lunghezza, ma ora gli indipendenti erano pronti ad aggirare il monopolio di Rockefeller costruendone uno di 110 miglia.
Visti i finanziamenti promessi dalla First National Bank per questo progetto agli indipendenti riunitisi nella Tidewater Pipe Line Company, il capo della Standard Oil si oppose con ogni mezzo: acquistò terreni lungo il confine Nord-Sud tra Ohio e Pennsylvania, impose il divieto di attraversamento sui binari, diffuse l'allarmismo sulle perdite che avrebbero distrutto i raccolti nei dintorni dell'oleodotto.
Gli indipendenti della Tidewater, a loro volta, presentarono in alcuni Stati delle proposte di legge per rendere libero il passaggio degli oleodotti. Rockefeller rispose elargendo di nascosto 60 mila dollari ai legislatori di New York e provò anche a partecipare alla Tidewater con 300 mila dollari, ma invano. La costruzione dell'oleodotto giunse così al completamento.
Rifiutati i progetti di sabotaggio suggeritigli dal socio Daniel O' Day, Rockefeller venne citato in giudizio con altri otto dirigenti della Standard Oil.
Alla fine del 1879 si accordò con le controparti rinunciando a tariffe agevolate e sconti segreti, ed alla discriminazione tra i produttori che volessero trasportare il proprio greggio lungo la rete della United Pipe Lines, già controllata sottobanco dal gruppo di Rockefeller.
Visto l'episodio giudiziario, per amicarsi la stampa entrò in due quotidiani di Cleveland: l'Herald (con 5 mila dollari) e il Leader (con 10 mila).
L'ideatore dell'oleodotto della Tidewater, Byron Benson, nel marzo 1880 dichiarerà in un incontro con Daniel O' Day della Standard Oil: "È arrivato il momento perché le società lavorino insieme allo scopo di impedire che altre imprese entrino nel settore". L'"indipendente" era già entrato nella logica del monopolista. Un anno dopo la costruzione dell'oleodotto, infatti, la Tidewater stava per entrare nel cartello del suo rivale.
L'imperialismo della Standard Oil
Gli affari aumentarono sempre di più. Il boom dell'export e le leggi federali che limitavano la grandezza delle aziende costrinsero Rockefeller a creare nuove società nei vari Stati: nel 1882 nacquero la Standard Oil of New York e la Standard Oil of New Jersey. L'obiettivo era quello di evitare la tassazione statale sulle proprietà fuori confine e per fare questo Rockefeller si era avvalso dei servigi di importanti avvocati. Pur avendo ogni azienda del trust il proprio Consiglio di Amministrazione, la Standard Oil aveva costituito un comitato esecutivo fiduciario di nove amministratori.
Spostata la propria sede nel 1883 a New York, cuore del nuovo sviluppo petrolifero costiero e ferroviario, sul fronte interno la Standard Oil la faceva da padrone, ma fuori dagli States doveva fare i conti con altre due realtà: la Nobel Industries Limited (futura Imperial Chemical Industries), creata dallo scopritore della dinamite ed ideatore dell'omonimo premio Alfred Bernhard Nobel (1833-1896), che operava prevalentemente in Russia, e la casata francese dei banchieri ebrei Rothschild, con a capo Alphonse James Mayer de Rothschild (1827-1905), i cui artigli si stavano posando anche sul petrolio russo.
In quegli anni il 70 % del petrolio statunitense veniva esportato, così Rockefeller inviò il suo commerciale William Libby sia in Estremo Oriente, sia a San Pietroburgo, dove provò ad accordarsi alla Nobel che però rifiutò grazie all'appoggio che aveva con il governo zarista nel traffico dell'oro nero.
Cercando l'appoggio in Europa dei Rothschild, e sapendo che questi avevano appena aperto una società di marketing in Gran Bretagna, Rockefeller nel 1888 aprì la Anglo-American Oil Company, e due anni dopo, in Germania, la Deutsche-Amerikanische Petroleum. Non solo: il capitalista di Cleveland, divenuto ormai l'imperialista di New York, stipulò un accordo per rifornire di greggio tutta la Francia e partecipò in alcune imprese in Italia, Olanda e Scandinavia. Pur avendo i prezzi più alti dei russi della Nobel, la Standard Oil riuscì a controllare ancora l'80 % del mercato mondiale di petrolio.
Altri imperi venivano però a crearsi. Nel 1884 gli olandesi della Royal Dutch (Reale Compagnia Petrolifera Olandese) avevano iniziato le trivellazioni in Indonesia. Nel 1891 il mercante inglese Marcus Samuel raggiunse un accordo con i Rothschild per commercializzare il petrolio olandese in Estremo Oriente. Per aggirare il tempo di trasporto, visto che occorrevano quattro mesi, Samuel utilizzò il Canale di Suez e costruì una petroliera speciale, la Murex, riducendo ad un solo mese il tempo impiegato. La compagnia costituita da Samuel era la Shell (divenuta Shell Transport & Trading Company nel 1897).
Rotte commerciali petrolifere nel 1891 In rosso il trasporto di Samuel (Indonesia - C. di Suez - Europa) In blu quello della Standard Oil (Indonesia - Africa - USA) |
Rockefeller cercò allora di mobilitare Londra contro il progetto di Samuel in una campagna antisemita in cui si denunciava la creazione di "un gruppo di mercanti e finanzieri" sotto "influenza ebraica". Già allora si inventavano i complotti "pluto-giudo-massonici"...
Marcus Samuel nell'ottobre 1901 tentò un accordo segreto con Rockefeller a New York, ma poi sfumò tutto quando il capo della Shell si accordò con la Royal Dutch ed i Rothschild di Francia, formando, sei anni dopo, la Royal Dutch Shell.
Viste le difficoltà, la Standard Oil non aveva esitato a costruire la sua rete di distribuzione asiatica del petrolio con impianti a Calcutta, Kobe, Nagasaki, Shanghai, Singapore, Yokohama. Per convincere i clienti dell'Estremo Oriente ad acquistare il suo prodotto, la Standard Oil vendeva il greggio in barili di latta contenuti in una cassa di legno. In questo modo i molti poveri potevano riciclare la latta per i tetti ed il legno per costruire mobili o per altri utilizzi.
Agli inizi degli anni Novanta dell'Ottocento il trust americano esportava in Europa 50 mila barili al giorno e disponeva di 20 mila pozzi collegati a 4 mila miglia di oleodotti, 5 mila carri cisterna, e aveva alla sue dipendenze 100 mila operai.