In tutta Europa, fatte le somme, il 60% degli aventi diritto non è andato a votare. La destra populista e xenofoba ha avuto risalto anche grazie a questo dato: sia il Fronte Nazionale in Francia, sia gli indipendentisti dell'UKIP in Gran Bretagna, sono il primo partito, ma con le urne semideserte il loro peso sul totale dell'elettorato si aggira intorno al 10%. Poco di più per il Movimento 5 Stelle, con un'astensione in Italia del 43%. Il vero mistero, quanto ai giovani seguaci del comico genovese, è perché debbano far da vino nuovo in una botte decrepita, indotti a rianimare un parlamentarismo fradicio e in crisi sempre più irrimediabile.
Resta il fatto che il voto italiano è diventato un vero e proprio referendum sul governo. "Lo Renzi il Magnifico da Firenze" l'ha vinto oltre ogni aspettativa affermandosi al Nord, nelle riserve di Veneto e Lombardia che furono di Berlusconi e Lega Nord, e prima ancora della Democrazia Cristiana. Il giovane Renzi è svelto e di lingua sciolta, il credito che si è conquistato è cospicuo, forse si è liberato dell'ipoteca del vecchio partito. Ma attenzione all'abbaglio del 40% (23,3% sugli aventi diritto): i conti senza l'oste non si possono fare. La missione dell'ex sindaco di Firenze era la cura tedesca della flessibilità salariale e della ristrutturazione europea, e quella resta. E l'oste è in Europa, a Berlino, Bruxelles e Francoforte.
Il voto italiano per le europee del 25 maggio ha mostrato spostamenti molto consistenti, complice l'aumento dell'astensione, per tre quarti a carico di Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Scelta Civica. Questi tre partiti sono stati anche i fornitori pressoché esclusivi del Partito Democratico, con un ruolo decisivo di Scelta Civica di Mario Monti che, passata per l'occasione a Scelta Europea, si è volatilizzata. Nel complesso, rispetto all'anno scorso, hanno cambiato voto in 19 milioni, quasi il 40% del corpo elettorale.
Percentuale dei voti italiani alle europee 2014 sul totale degli aventi diritto. |
Il PD al 40% dei voti validi è indubbiamente il fatto politico, per quanto si tratti pur sempre di poco meno del 25% dell'elettorato. Ma oggi è il primo partito in tutte le regioni d'Italia: soprattutto, aggiunge al tradizionale insediamento tosco-emiliano l'intero Nord, superandovi da solo tutta la coalizione di centrodestra. È un fatto degno di nota perché novità assoluta del'Italia repubblicana: mai lo stesso partito è stato primo in entrambe le aree, dato che nella cosiddetta Prima Repubblica una era appannaggio del PCI e l'altra della DC. Indubbiamente la politica del premier Matteo Renzi di tagli fiscali, di attenzione alle imprese e di rivendicata "indipendenza" dal sindacato ha pagato nel Nord dell'imprenditoria diffusa. Più che nella capacità mediatica, comunque notevole, è in questo saper parlare alla "Terza Italia", al Nord produttivo, la vera analogia tra Renzi e Berlusconi.
In termini di bacini elettorali, il flusso da un'area di centrodestra al PD è un dato inconfutabile: per quanto possa essere limitato il passaggio diretto, c'è un ben più marcato travaso di voti di natura analoga a Scelta Europea. Oggi si può calcolare, a grandi linee, che oltre metà dei nuovi voti PD vengano dal bacino opposto, ossia da Forza Italia e M5S. Un fenomeno politico rilevante che chiederà però la conferma di una tornata elettorale legislativa dopo un periodo di "cura tedesca".
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Principali flussi di voto tra le politiche del 2013 e le europee del 2014. I numeri sono le percentuali di elettorato e comprendono anche il voto degli italiani all'estero. |