Nel novembre 1947 l'Assemblea generale dell'ONU, in vista dell'abbandono da parte della Gran Bretagna del mandato sulla Palestina, decise la creazione di due Stati, uno ebraico e uno arabo, e un regime internazionale per Gerusalemme. La parte araba rifiutò la partizione: la guerra civile che ne derivò, con atrocità e massacri, si trasformò in guerra tra Stati, quando nel maggio 1948 fu proclamato lo Stato d'Israele. Cinque Stati arabi, la Siria e l'Iraq in prima fila, il Libano, la Transgiordania e l'Egitto marciarono contro il neonato Stato.
Il conflitto, che nella storiografia israeliana è definito "guerra di indipendenza" e in quella araba "il disastro", portò alla conquista israeliana di uno sbocco marittimo sul Golfo di Aqaba, nel porto di Eilat. L'occupazione di Gaza da parte egiziana e l'annessione della Cisgiordania da parte della Transgiordania non lenì la perdita degli arabi palestinesi, sconfitti a beneficio di nemici e amici. La resa dei conti per la sconfitta si mescolò con il radicalismo nazionalista e con le lotte fra clan tribali e militari.