Dal 1971 al 2000 la dipendenza dell'economia mondiale dal petrolio si è ridotta, in percentuale sul totale delle forniture energetiche primarie, di otto punti, passando dal 42,9 al 34,8 %; l'energia nucleare, che partiva dallo 0,5 %, è salita al 6,8 % con un aumento di 6,3 punti; il gas naturale ha aumentato la sua incidenza di 4,7 punti, passando dal 16,4 al 21,1 % (tabella 1 - Fonti primarie).
Il nucleare e il gas naturale sono state le risposte energetiche al ricatto petrolifero. Come importanza assoluta il gas naturale rappresenta oggi un quinto dell'energia primaria mondiale.
Proprietà fisiche e trasporto del gas naturale
La differente forma fisica del gas naturale rispetto al petrolio comporta la necessità di ricorrere a tecnologie di trasporto diverse. È escluso che il gas naturale possa essere trasportato a pressione e temperatura ambiente, perché lo stesso volume di gas conterrebbe mille volte meno calorie del petrolio. Per essere trasportato per nave o con camion, il gas naturale deve essere liquefatto, cioè portato a una temperatura di 160°C sotto lo zero; ciò richiede impianti di liquefazione vicino ai giacimenti, e di rigassificazione vicino alle regioni di consumo. Per i trasporti su distanze di migliaia di chilometri sono necessari gasdotti e stazioni di pompaggio.
Anche se ha minori costi di estrazione e di utilizzo, il gas naturale ha costi di trasporto superiori a quelli del petrolio. Il costo del trasporto è circa l'80 % del costo finale del gas, è quindi decisivo nel determinare l'uso e non risente delle oscillazioni del mercato di breve e medio periodo. Il costo delle infrastrutture per il trasporto del gas naturale è un costo fisso, indipendente dalla quantità di gas che poi effettivamente transita; una volta fatto l'investimento, è nell'interesse dei produttori e delle compagnie distributrici mantenere la portata su livelli più vicini possibili a quelli massimi, al fine di ridurre i costi unitari. È una situazione diversa dal petrolio, per il quale la rendita ha un peso considerevolmente superiore. Nel gas naturale la rendita, sempre presente, incide in maniera minore: predominano i giganteschi investimenti ammortizzabili in cicli di 20 o 30 anni.
È la specifica natura fisica del gas naturale che richiede una pianificazione di lungo periodo a priori. Sia essa fatta dalle grandi compagnie energetiche che da entità statali, non cambia il contenuto anche se cambiano le forme giuridiche della proprietà: il gas è un prodotto che non può seguire il "libero mercato" e che ha necessità di accordi ventennali tra produttori e consumatori.
L'affermarsi del gas naturale
Nei Paesi di più antica industrializzazione, il gas naturale ha il vantaggio di usufruire di una rete di distribuzione urbana capillare costruita già dall'inizio del XX secolo, quando le officine del gas trasformavano il carbone per produrre il gas di città.
Nel suo utilizzo, sia domestico che industriale, il gas naturale ha potuto beneficiare di infrastrutture urbane e di abitudini vecchie di un secolo. Ciò si è combinato con le innovazioni tecnologiche nei trasporti del gas su distanze superiori ai mille chilometri. Sono queste le ragioni per le quali il suo consumo è concentrato in Europa e nel Nord America (tabella 2 - Produzione e forniture di gas). Anche nel gas naturale il "nuovo" non è mai interamente nuovo, ma si innesta su un "vecchio" preesistente che ne favorisce lo sviluppo.
Il gas naturale è utilizzato per generare elettricità o per produrre calore consumato direttamente, come è il caso dell'uso domestico (riscaldamento delle abitazioni, cottura dei cibi, riscaldamento dell'acqua) o dell'uso industriale in settori ad alto consumo energetico, come l'industria del vetro, della carta, dei metalli. In quanto idrocarburo, è usato pure come materia prima nell'industria chimica.
L'uso commerciale su vasta scala è iniziato negli anni 1930-1940, quando negli USA le nuove tecnologie di costruzione dei gasdotti hanno permesso agli Stati industriali dei Grandi Laghi nel Nord di sfruttare i ricchi giacimenti del Golfo del Messico, principalmente della Louisiana, del Texas, dell'Oklahoma. In Europa il gas naturale si è affermato dopo la Seconda Guerra mondiale, e in seguito alla crisi petrolifera del 1973 il suo utilizzo si è accelerato.
Il gas naturale non ha intrinsecamente delle superiorità sulle altre fonti energetiche e, anche se il prezzo ha il suo indubbio peso, esso è solo un elemento nella determinazione del suo uso. La produzione, il trasporto e il consumo del gas naturale non possono prescindere da considerazioni geopolitiche, perché la sua natura fisica richiede l'instaurazione di relazioni stabili di lungo periodo tra produttori e consumatori.
Gli ultimi trent'anni
Due i trend significativi leggibili nella tabella 2 (Produzione e forniture di gas): la creazione di uno stretto legame energetico dell'Europa occidentale con l'ex URSS e il calo della produzione statunitense.
Nel ridurre la sua dipendenza dal petrolio del Medio Oriente, nel periodo 1971-2000 in Europa occidentale si è creato un saldo negativo di ben 147 MTPE, al quale corrisponde un surplus di 114 MTPE dell'ex URSS. Al flusso energetico che si muove nella direzione Est-Ovest corrisponde un flusso di capitali, beni di equipaggiamento e prodotti industriali che va nella direzione inversa. Il gas naturale stringe le relazioni economiche tra l'Europa occidentale e l'Europa orientale. Le crisi petrolifere del 1973 e del 1980 e la caduta del Muro di Berlino del 1989 hanno spostato il baricentro dello sviluppo economico europeo dal Mediterraneo all'Europa centrale e orientale, e l'Italia ne ha risentito negativamente. Oltre che a motivazioni di balance of power, l'alleanza che sulla guerra dell'Iraq si è creata tra Parigi, Berlino e Mosca ha trovato una condizione favorevole nel gas naturale. Trent'anni fa ciò non sarebbe stato possibile.
Pure negli USA il gas naturale ha influito sui baricentri economici, contribuendo all'emergere della Sunbelt e della sua espressione politica prima in Ronald Reagan, poi in George Bush jr. Il ciclo del gas naturale è sovrapposto al ciclo dell'elettrificazione iniziato con la Tennessee Valley Authority. Tra il 1971 e il 2000 si è invertita la tendenza, e la produzione di gas naturale degli USA è scesa da 505 a 444 MTPE; il consumo però è continuato ad aumentare e anche gli Stati Uniti oggi si trovano con un deficit di 101 MTPE. Come nel petrolio, anche nel gas naturale gli Stati Uniti hanno perso il proprio "eccezionalismo".
Dai dati si vede una convergenza tra l'Europa occidentale e gli USA nel consumo di gas naturale. Perdendo la propria autosufficienza energetica, gli USA entrano in competizione con le altre grandi potenze anche su questo terreno.
Le ultime colonne della tabella 1 (Fonti primarie) ci indicano le fonti primarie di energia usate nel ciclo dell'elettrificazione: il petrolio si è ridotto drasticamente, di fronte al mantenimento del peso del carbone e al forte aumento sia dell'uso del nucleare che del gas naturale.
Nei trent'anni passati il gas naturale è stato il concorrente più consistente dell'energia nucleare e del carbone nella ristrutturazione mondiale indirizzata alla riduzione della dipendenza dal petrolio.