L'energia è la condizione necessaria dello sviluppo economico: una volta accettata questa inconfutabile definizione, per capire qualcosa di questo intricato campo, bisogna distinguere tra fonte primaria di energia e sua forma d'impiego.
È dall'inizio dello scorso secolo che tutti conosciamo come nuova forma di utilizzo l'elettricità, e grazie all'affermarsi di tre nuove fonti energetiche primarie: il petrolio, il gas naturale, l'energia nucleare. Nel XIX secolo, invece, era il carbone la fonte primaria per eccellenza, mentre il calore era la sua forma di utilizzo (pensiamo alla macchina a vapore e alle stufe domestiche, ad esempio).
L'idrogeno viene a volte citato come fonte primaria di energia, ma ciò è inesatto in quanto esso non esiste in forma pura in natura ed ha bisogno di altre fonti primarie per essere prodotto. L'idrogeno è quindi un vettore di energia e si ottiene da carbone e gas naturale oppure dall'acqua, tramite elettrolisi: per questo procedimento è richiesta energia elettrica, a sua volta ottenuta con energia nucleare o con gli idrocarburi. Abbiamo appena visto, quindi, che anche l'energia elettrica non può essere considerata una fonte energetica primaria.
È possibile che nel giro di una generazione umana (20-30 anni) l'idrogeno sostituisca totalmente la benzina nelle automobili, ma a condizione che nel suo intero ciclo di produzione (dalle fonti primarie al consumo finale), l'idrogeno riduca il consumo delle fonti energetiche primarie attuali, a parità di potenza finale erogata e di costi della nuova tecnologia. L'elettricità, facile da trasportare e flessibile nell'utilizzo, è invece insostituibile e, con essa, le centrali elettriche che servono alla sua produzione.
Conoscere il mondo dell'energia è oggi utile per capire le relazioni internazionali del sistema capitalistico di produzione: alleanze, accordi, investimenti in uno Stato e da esso nei confronti di altri Paesi non possono prescindere dall'ineguale sviluppo economico mondiale dettato in parte anche dalle risorse energetiche.
