I diversi stadi di sviluppo della società sono stati caratterizzati dal modo di produrre, distribuire e consumare energia, dal fuoco delle origini della civiltà al nucleare della nostra epoca. In questo scritto parleremo del carbone.
Legno, acqua e ferro
Fino al XVIII secolo i centri abitati (e produttivi) sorgevano lungo fonti d'acqua e boschi, difatti l'energia era quasi tutta di origine idraulica e vegetale. La Francia, grazie ai suoi 700 mila chilometri di fiumi ed i 20 milioni di ettari di foreste era la più privilegiata tra le Nazioni europee. L'artiglieria, sua arma per eccellenza, era così sviluppata grazie alla metallurgia, che per il movimento di materiali ed il funzionamento di mantici negli altiforni, si serviva della forza idraulica. Il ferro veniva fuso grazie alla combustione del legno delle immense foreste.
Nel XVII secolo la Francia era la prima potenza mondiale con 20 milioni di abitanti (l'Inghilterra ne aveva 9), sia sul piano economico che culturale e politico.
Ferro, carbone e vapore
La prima rivoluzione industriale comincia però in Inghilterra nel 1759 con l'invenzione della macchina a vapore di James Watt. Inizia la proletarizzazione dei contadini che abbandonano le campagne per lavorare nell'industria, passaggio fortemente accelerato dagli Enclosures acts parlamentari (obbligo di recintare i campi aperti e quelli comuni), leggi che riducevano le innovazioni e lo sviluppo della piccola borghesia terriera, favorendo i grandi proprietari di lands. In Francia si ha un ritardo di questa trasformazione per via della piccola proprietà privata introdotta dalla Rivoluzione francese. L'abbondanza di legno frenò l'uso del carbone in campo energetico.
Un'altra importante differenza tra queste due potenze fu la rete dei trasporti: la Francia aveva perlopiù bisogno di strade per portare in tempi brevi uomini, cannoni e rifornimenti sulle frontiere. L'Inghilterra invece poté costruire strade e canali secondo le necessità dettate dai commerci e dall'industria (Melvin Kranzberg, Western civilisation, 1967). Gli inglesi, inoltre, erano svincolati da quelle ristrettezze della regolamentazione statale che invece caratterizzarono la Francia di Colbert: in Inghilterra aveva così il via libera la diffusione di innovazioni in campo manifatturiero.
Energia, spazio e tempo
La storia dei trasporti, ed in particolare dei costi di trasporto dell'energia, è anche la storia del dominio dell'uomo sullo spazio geografico.
L'uso del cavallo nei trasporti favorì la pianeggiante Francia rispetto, ad esempio, all'Italia, regione montuosa e collinare fuorché la vasta Pianura Padana (citata anche come "una delle più fertili, grandi e ricche piane del mondo" da Napoleone Bonaparte - secondo il Conte de Las Cases nel suo Mémorial de Sainte-Hélène, 1816).
L'inizio della mondializzazione coincide con il declino del Mediterraneo nel 1492: le caravelle, i giganti veloci del mare impiegati nella scoperta dell'America, potevano trasportare 200 tonnellate di merci alla velocità di 20 chilometri l'ora grazie anche alla navigazione controvento (Carlo Maria Cipolla, Vele e cannoni, 1965).
Nel XIX secolo, con l'avvento del treno, figlio del ferro e del carbone, 5 mila tonnellate di merci viaggiavano a più di 100 chilometri orari.
Dopo il predominio dell'acqua sulla terra per più di trecento anni ed il riequilibrio nel 1800 fra trasporti su terra e trasporti per mare, l'invenzione dell'aereo, seppur utilizzabile da ricchi e portante meno quantità di merci, diede una nuova dimensione al rapporto spazio-tempo.
In concomitanza con la diffusione del treno, tra il XIX ed il XX secolo apparvero due nuovi rivoluzionari mezzi di trasporto: l'autoveicolo per il trasporto di persone e merci (nato grazie al motore a scoppio) e l'elettricità per quello dell'energia. Sostanzialmente le reti elettriche si possono considerare come "strade" su cui corre l'elettricità. Ecco che l'elettrificazione porta a sostituire candele e lampade a petrolio con l'energia elettrica.
L'elettricità viene utilizzata anche come forza motrice in industria e nei trasporti dopo l'invenzione del motore elettrico.
Parigi nel 1900, Berlino nel 1902 e Londra l'anno dopo, vedono elettrificati i rispettivi trasporti pubblici e poi anche le ferrovie.
Il ruolo del carbone, in particolare, ha permesso al capitalismo di imporsi, seguendo il solito sviluppo ineguale, come sistema produttivo a livello mondiale in brevissimo tempo.
Particolarità italiana
Alla fine del XIX secolo, in Italia una unità di energia ricavata da una macchina a vapore era più del doppio che in Inghilterra, Nazione ricca di carbone: la causa era il costo di trasporto del minerale via mare dall'isola inglese e per ferrovia dalla Germania (Carlo Bardini, Senza carbone nell'età del carbone. Gli inizi dell'industrializzazione italiana, 1998).
L'arma vincente di Italia e Svizzera a ridosso della Prima Guerra mondiale fu l'acqua delle Alpi, che permise all'industria della Pianura Padana (Triangolo industriale Milano-Torino-Genova) una competitività all'altezza con gli altri Paesi. Se c'è un carattere dominante nel disequilibrio industriale tra Nord e Sud Italia, è qui: il Sud, scarso d'acqua, non poté sfruttare il "carbone bianco" durante lo sviluppo industriale della Prima Guerra mondiale basato su elettricità e motorizzazione.
Alla vigilia della Grande Guerra la tecnologia giocò un ruolo fondamentale: condotte forzate, turbina idraulica e reti elettriche portarono l'Italia al secondo posto tra i produttori europei di energia elettrica con i suoi 1,8 miliardi di kilowattora, dietro alla Germania (7,1 mld di kw/h) ma davanti alla Francia ed alla Gran Bretagna (rispettivamente con 1,5 e 1,4 mld di kw/h). Secondo Geoffrey Freeman Allen (Storia delle ferrovie, 1983) le Ferrovie di Stato italiane furono le prime ad utilizzare le elettromotrici per il collegamento ferroviario tra le città.
La situazione in Germania
Se la Francia ritardò l'utilizzo del carbone perché ricca di legno, l'abbondanza di questo combustibile fossile in Gran Bretagna, ritardò l'uso di energia elettrica. La Germania invece combinò carbone ed energia elettrica con la turbina a vapore, rafforzando la propria potenza industriale.
Alla base del cosiddetto "capitalismo organizzato" tedesco ci furono le strette relazioni tra banche ed industria che crearono un efficiente sistema energetico ed un'ottima organizzazione delle ferrovie. La forte Germania era pronta per il ruolo di protagonista nella Prima Guerra Mondiale.
Il carbone sta ancora oggi alimentando un terzo dello sviluppo capitalistico mondiale.