Le elezioni miliardarie di Obama - Parte VI

14/08/09

14/08/09


Parte prima, parte seconda, parte terza, parte quarta, parte quinta

L'industria automobilistica di Detroit non ha saputo sfruttare i dieci anni di tempo concessi da Congresso nel '75 per ristrutturarsi, e si può dire quindi che abbia accumulato un ritardo di trent'anni.


La triade claudicante di Detroit

Con la crisi due grandi costruttori su tre hanno dovuto appellarsi alle procedure fallimentari. Chrysler ha provato a trattare con Nissan e Renault e c'era un'ipotesi di fusione con General Motors. È grazie però alla regia di Obama che c'è stato l'accordo con FIAT (acquisizione del 20% di Chrysler che potrà arrivare al 51% nel 2013), azienda che dovrà riuscire laddove ha fallito la tedesca Daimler-Benz dal 1997 al 2007.

General Motors ha incarnato per tutto il '900 la potenza industriale USA ed oggi ne è inevitabilmente simbolo di declino relativo (ossia relativo alla velocità di avanzamento degli altri Paesi). GM riceve circa 20 miliardi di dollari di aiuti statali, vede le dimissioni forzose del proprio presidente Wagoner e finisce in amministrazione controllata voluta da Barack Obama. Questo nel giro di un paio di mesi dovrebbe portare alla costituzione di una "nuova GM" con solo i marchi Buick, Cadillac, Chevrolet e GMC, la chiusura di 14 stabilimenti, contratti di lavoro più scarni, 30 miliardi di aiuti statali ed il 60% delle quote in mano pubblica. In Europa GM ha messo in vendita i marchi Opel, Vauxhall e Saab, ha ceduto il suo 3% di Suzuki (Giappone) e sta cercando di vendere il marchio Hummer alla cinese Tengzhong.

La Ford, già malata da qualche anno, sembra sia riuscita a sopravvivere alla crisi, anche se in futuro potrebbe chiedere sicuramente aiuti economici allo Stato. La casa ha già ridotto dal 33 al 13% la propria partecipazione nella giapponese Mazda ed è molto probabile che ceda la svedese Volvo.

Il massiccio intervento statale ed il falso mito

Sia il governo di Bush Jr. che quello di Obama, insieme a Federal Reserve ed altri enti federali, hanno erogato o impegnato fondi pubblici per migliaia di miliardi di dollari in questa fase di ristrutturazione. Lo Stato si siede direttamente sulle poltrone dei Consigli di Amministrazione.

Migliaia di miliardi in gioco ma soprattutto le vite dei lavoratori, che oltre a risparmi e pensione perdono anche il posto. Solo GM ha licenziato 29 mila dipendenti.

Questa è la chiave in cui vanno lette le intenzioni di Barack Obama e del suo establishment. Non c'è ecologismo né voglia di diminuire l'inquinamento, ma soltanto la presa di coscienza e di posizione verso la riconversione industriale di uno dei pilastri economici e sociali degli USA: l'industria automobilistica.