L'energia eolica

01/07/13

01/07/13



L'energia eolica, ossia quella portata dal vento, è una delle più antiche fonti energetiche utilizzate dall'uomo. Già i cinesi 3000 anni fa sfruttavano la sua forza per muovere dei carri corredati di vele apposite.

Il vento divenne anche la forza motrice di barche e velieri, nonché la fonte energetica che permise di sostituire, già prima dell'avvento del mulino ad acqua, le braccia umane in agricoltura per secoli, dalla macinatura del grano al pompaggio dell'acqua.


I mulini a vento

Nel I secolo e.V. l'ingegnere Erone di Alessandria costruì la prima ruota alimentata dal vento, di cui abbiamo testimonianza, che faceva funzionare un organo musicale.

Poco prima in Cina furono costruiti mulini a vento con asse verticale con le pale che ruotavano intorno a un albero disposto perpendicolare al terreno. Questi si diffusero più a Occidente, fino ad arrivare in Persia intorno al 500 e.V.

In Europa lo sviluppo massivo avvenne durante il Medioevo in seguito al forte incremento della popolazione che portò alla crisi del XIV secolo, in cui gli uomini dovettero ingegnarsi per trovare soluzione anche a questo problema. Secondo lo storico medievalista Jacques Le Goff, infatti, i mulini a vento con asse orizzontale esistevano in Olanda probabilmente dalla fine del XII secolo e, fra Due e Trecento, hanno rivestito un ruolo importante nel processo di formazione dei polders (tratti di mare prosciugato tipici dei Paesi Bassi).

Differenza mulino asse verticale e orizzontale
Mulino a vento con asse verticale e mulino a vento con asse orizzontale nel dipinto Corteo Nuziale di Pieter Bruegel il Vecchio (1566 circa)

Gli aerogeneratori

Col passare dei secoli però, soppiantati da nuove e migliori scoperte in campo scientifico-tecnologico, i mulini a vento (e con questi l'energia eolica) sono stati sempre più trascurati.

Quando l'utilizzo di questa fonte energetica rinnovabile stava ormai diventando solo un ricordo illuminato solo dai bei paesaggi olandesi, la crisi energetica degli anni Settanta, scoppiata col rincaro dei prodotti petroliferi, l'ha fatta riscoprire.

I mulini a vento si sono così trasformati nei moderni aerogeneratori grazie a tecnologie sempre più raffinate, questa volta impiegati però principalmente nella conversione dell'energia meccanica prodotta dalla rotazione delle pale mosse dai venti in energia elettrica.

Parliamo di una tecnologia avanzata perché mantenere in piedi certi colossi con strutture di sostegno alte anche 70 metri e con pale in vetroresina altrettanto lunghe non è cosa da poco, soprattutto perché è necessario adattare il loro funzionamento alla notevole variabilità dei venti.

Proprio per questo molti aerogeneratori sono oggi dotati di particolari dispositivi computerizzati che riescono a tenere sotto controllo tutto il complesso: regolano infatti i rapporti tra gli organi rotanti per proporzionare la loro rotazione ai capricci del vento, orientano le pale nella posizione più ottimale, e infine fermano tutto l'apparato quando la velocità del vento supera un certo limite, onde evitare danni al sistema.

Spaccato di un aerogeneratore
Spaccato di un aerogeneratore

Pro e contro dell'eolico

L'energia eolica, indubbiamente tra le fonti più pulite e teoricamente quella meno costosa da sfruttare, presenta invece un costo abbastanza sensibile in rapporto alla potenza fornita.

Il suo più grande vantaggio deriva dall'essere disponibile sotto forma di energia meccanica convertibile, con elevati rendimenti, in energia elettrica laddove sarebbe praticamente impossibile averne.

Nell'ultimo decennio le turbine eoliche nel mondo hanno visto aumentare più di sette volte la loro potenza installata: dai 39 GW del 2003 ai 282 GW dell'anno scorso. La potenza installata è circa il doppio rispetto a quella che realmente viene prodotta.

Secondo i dati 2012 della World Wind Energy Association (WWEA) l'Europa è in testa con 107 GW, seguono la Cina con 75.3 (su 99.9 di tutta l'Asia), gli USA con 59.9 e l'India con 18.3 GW installati. L'Italia è posizionata al settimo posto sullo scacchiere mondiale con 8.1 GW del 2012 (erano 6.7 l'anno prima). La Gran Bretagna dal 2011 al 2012 ha quasi raddoppiato la produzione di energia elettrica dall'energia eolica delle strutture offshore nell'Atlantico e nei suoi mari confinanti, passando da 1.5 a 2.9 GW, quasi un terzo di tutta la sua potenza installata.

Sebbene l'eolico vanti aspetti positivi, tra cui i bassi costi di mantenimento e smantellamento impianti, un rientro dei costi stimabile in media in dieci anni e nessun inquinamento diretto di CO2, è limitato da fattori negativi, quali:

  • instabilità fisica dei venti
  • interferenze con i radar dell'aviazione
  • inquinamento acustico
  • speculazione sulle agevolazioni governative (agevolazioni possibili grazie ai rincari delle bollette energetiche tradizionali)
  • deturpamento del territorio (sia montagnoso/collinare che marittimo)


Anche se in alcuni Paesi, come abbiamo visto, ha un senso investire oggi nell'energia eolica affiancando quelle tradizionali, per l'Italia il discorso è diverso: non abbiamo abbastanza vento, quindi per noi l'eolico non è destinato a diventare l'energia del futuro scalzando le fonti tradizionali, ma solo uno (piccolo) dei nostri approvvigionamenti energetici.